(Ischia, 12 Lug 23) Dense foreste di gorgonie e di corallo rosso, gamberi, pesci trombetta, castagnole rosse, coralli che vivono su fondali fangosi (le cosiddette "piume di mare"), stelle marine, crinoidei e briozoi: è questo lo spettacolo osservato da un gruppo di ricercatrici del CNR-IAS di Roma durante i monitoraggi eseguiti nei giorni scorsi sui fondali di Ischia nell'ambito della spedizione di Greenpeace Italia "C'è di mezzo il mare". A fare da contraltare, i gravi impatti delle attività umane: dall'ingente numero di reti e attrezzi da pesca come lenze e nasse, alle tracce sui fondali lasciate dalla pesca a strascico, fino alla presenza, più o meno diffusa, di rifiuti plastici di vario tipo: dagli imballaggi monouso ai sacchi della spazzatura.
«I monitoraggi condotti in questi giorni ci hanno permesso di vedere degli ambienti mai esplorati finora, confermando come i nostri fondali, e in particolare i canyon sottomarini, rappresentino un vero e proprio hotspot di biodiversità ma, purtroppo, anche come siano estremamente vulnerabili agli impatti delle attività umane, sia legate alla pesca che alla dispersione dei rifiuti», dichiara Martina Pierdomenico, ricercatrice dell'Istituto per lo studio degli impatti Antropici e Sostenibilità in ambiente marino (IAS) del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Roma. «È triste vedere che i segni del nostro impatto arrivino sui fondali marini profondi ancor prima che i nostri occhi abbiano la possibilità di esplorarli».
I monitoraggi, effettuati a profondità variabili e comprese tra i 50 e i 250 metri sia su fondali rocciosi che fangosi in corrispondenza di alcuni canyon sottomarini - ambienti di particolare pregio perché ospitano una grande diversità biologica - sono stati condotti nei giorni scorsi tramite l'ausilio di un ROV (Remotely Operated Vehicle) fornito da Globe Exploration, una sorta di drone subacqueo pilotato dalla barca e connesso a essa tramite un cavo che consente di vedere laddove l'occhio umano non può arrivare.
«I nostri mari sono popolati da creature magnifiche e straordinarie: devono essere tutelati con una rete efficace di aree marine protette. Chiediamo al governo di ratificare al più presto il Trattato globale per proteggere gli oceani adottato nei giorni scorsi dall'ONU, per garantire una tutela efficace del 30% dei nostri mari entro il 2030», dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.
«Le indagini effettuate da Greenpeace e CNR confermano ancora una volta come, laddove esistono misure di protezione rigorose, il mare conserva straordinari tesori. Le aree marine protette sono uno strumento efficace per la tutela di questa straordinaria biodiversità», dichiara Antonio Miccio, direttore dell'Area Marina Protetta del Regno di Nettuno.
Proprio per difendere i nostri mari, Greenpeace Italia ha lanciato una nuova petizione: un appello ai ministri dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica e per la Protezione Civile e le Politiche del mare per chiedere un processo rapido di ratifica del Trattato globale sugli oceani. Anche diverse attrici e attori della celebre serie televisiva "Mare Fuori" hanno sostenuto con un video l'organizzazione ambientalista, unendosi all'appello per proteggere il Mediterraneo.