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Biotopo Taio |
L'Area Protetta |
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Nella Valle dell'Adige, fra Trento e Rovereto, all'altezza di Castel Pietra, l'antico corso del fiume descriveva un ampio meandro. Con un'operazione di rettifica del suo letto il meandro fu "tagliato" (da qui il nome "Taio", corrispondente alla voce dialettale che indica il "taglio"), ma l'ampia area coincidente con l'ex-corso rimase sempre una zona umida.
Il vecchio andamento del fiume è ancora visibile se osservato un po' dall'alto: basta fermarsi sulla strada statale del Brennero, che in questo punto corre rilevata rispetto al fondovalle, e guardare verso il fiume. Anche le carte topografiche riportano fedelmente questa situazione, ed il vecchio meandro vi risulta facilmente leggibile. Fino a pochi decenni fa questa palude, che conservava l'originaria forma semicircolare, era una delle maggiori zone umide in tutta la Vallagarina ed era molto nota negli ambienti scientifici locali quale stazione per molte specie vegetali e animali rare: appare infatti citata spessissimo nelle pubblicazioni scientifiche del tempo. Poi, come al solito quando si parla di zone umide, iniziarono i lavori di bonifica di quella che, a torto, era considerata una zona improduttiva e addirittura malsana. Dall'inizio del secolo la sua estensione si ridusse sempre più, cedendo il posto ai frutteti. Negli ultimi decenni anche quel poco che era rimasto è stato gravemente intaccato dall'ulteriore espansione delle aree agricole e dalla realizzazione di una discarica, azioni che hanno messo in forse la sopravvivenza della zona umida. Dopo l'istituzione del Biotopo il Servizio Parchi e Foreste Demaniali della Provincia Autonoma di Trento ha effettuando una serie di importanti interventi di ripristino e miglioramento ambientale, anche attraverso l'acquisizione di terreni coltivati e la loro riconversione in palude. Questi interventi hanno consentito di rimuovere le principali turbative ambientali, incrementando nel contempo la superficie della zona umida. |
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Dal punto di vista della vegetazione, il Biotopo si presenta assai interessante, anche se le alterazioni del passato lo hanno sensibilmente impoverito. Si presenta caratterizzato da un canneto ai bordi del quale crescono la mestola (Alisma plantago-aquatica), la tifa (Typha latifolia) e la calta palustre (Caltha palustris), una bella Ranunculacea igrofila che al Taio ha la sua unica stazione di presenza per l'intera Vallagarina. Nei "nuovi" specchi d'acqua, recentemente costituiti nell'ambito del progetto di ripristino che interessa questo Biotopo, si sta inoltre sviluppando una ricca e interessante vegetazione sommersa e galleggiante.
Anche gli aspetti faunistici del Taio di Nomi sono di notevole importanza, soprattutto per quanto riguarda l'avifauna. Nei decenni scorsi costituiva una rinomata stazione ornitologica, ed è ancora ricordato per il gran numero di specie che vi si fermavano; del resto non poteva che essere così, vista la sua estensione e l'importanza dell'asta dell'Adige per le rotte migratorie. Ma anche oggi, benchè ridotta in superficie, l'area protetta conserva un rilevante interesse. Tra gli uccelli acquatici che vi nidificano vanno citati il germano reale (Anas platyrhynchos), la folaga (Fulica atra), la gallinella d'acqua (Gallinula chloropus) e la cannaiola (Acrocephalus scirpaceus), ma numerose sono anche le specie dell'avifauna che utilizzano il Biotopo come area di sosta, rifugio e alimentazione durante gli spostamenti migratori. |