Alla scoperta dei frutti antichi |
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C'erano una volta il pom coral, il pom costa,
il pom paradis. E ci sono ancora, grazie al parco lombardo e a un suo
progetto
avviato nel 2001. Antiche tradizioni
colturali - in questo caso si tratta, per ora, di mele - recuperate e rilanciate
a finalità produttive, ma anche e anzi soprattutto didattiche. L'assunto.
A partire dagli anni '50, le varietà da frutto anticamente coltivate tra
cui melo, pero, susino, sono state progressivamente sostituite da nuove varietà,
più commerciali. Non sempre queste nuove "super-piante" si sono
adattate alle locali condizioni climatiche: in molti casi richiedono troppe cure
e trattamenti per la coltivazione, a volte con prodotti dannosi per la salute
dell'uomo e dell'ambiente, ma contemporaneamente un vasto patrimonio di vecchie
varietà rischia di essere dimenticato e con esso la conoscenza e il
sapere allo stesso legato. Spesso si tratta solo di piante isolate o di filari situati nei pressi delle cascine: pom costa, pom rusinì, pom duls, pom e per de San Piero, pom sanguinì, pom coral sono alcuni nomi dialettali che si riferiscono a varietà anticamente coltivate, oggi non più sul mercato. Per non disperdere un patrimonio di tradizioni, ma anche un patrimonio genetico agrario locale, il parco dell'Adamello da qualche anno ha avviato un progetto su queste antiche piante da frutto. La collaborazione con i cittadini, che conoscono i segreti del territorio, è stata davvero importante per la riuscita dell'iniziativa. I frutticoltori e gli appassionati che hanno informazioni sulle vecchie varietà e vogliono trasmetterle sono stati invitati a mettersi in contatto con gli uffici del parco, dove hanno trovato ulteriori spiegazioni al riguardo. Grazie a quest'aiuto e all'interesse riscontrato per il recupero di germoplasma antico sono state censite fra meli e peri circa 200 piante potenzialmente interessanti. Nel 2003 è stato realizzato un campo dimostrativo a Sonico, già visitato da alcune scuole e affidato in gestione al Consorzio Forestale Alta Valle Camonica. Si tratta di una struttura finanziata dalla cosiddetta "legge Valtellina", n. 102/90, varata dallo Stato dopo l'alluvione del 1987 che colpì quella e altre vallate alpine (il provvedimento finanziava la ricostruzione del territorio, compresi gli interventi di ripristino ambientale). Al campo di Sonico sono stati effettuati lavori di bonifica come aratura e spietramento, concimazione organica e minerale, secondo i risultati di analisi chimico-fisiche del terreno e la costruzione di un edificio come deposito attrezzi. È stato realizzato inoltre un impianto di irrigazione a bassa portata, d'aspersione sotto chioma e con nebulizzatori, azionato autonomamente da elettrovalvole che entra in funzione durante i periodi di massima disponibilità idrica garantendo un'irrigazione con un consistente risparmio d'acqua. Da questo primo screening di 200 piante e da una raccolta effettuata nel settembre 2002 (con relativa analisi di laboratorio presso l'Università degli studi di Milano, facoltà di Agraria) sono scaturite quattro liste:
Nel luglio 2003 è stata fatta la raccolta delle foglie
delle piante della lista B. Nel successivo ottobre è stata
completata la raccolta dei frutti della lista B e C. Tutto
il materiale è stato quindi inviato sempre alla facoltà di
Agraria dell'Università degli studi di Milano, sezione
Produzioni Vegetali, dipartimento Coltivazioni Arboree. Ed è lì che
si stanno svolgendo le analisi di laboratorio: morfologia fogliare;
analisi carpologica (caratteristiche fisiche e morfologiche
del frutto), analisi chimiche. |