La "Malga Modello" |
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È un progetto previsto dal piano del parco e consiste
in un'articolata serie di interventi per recuperare le malghe ancora
attive, razionalizzare le attività di alpeggio, integrare gli interventi
di gestione forestale e faunistica del parco con quelli alpicolturali.
L'obiettivo è di creare delle strutture - appunto - modello,
nelle quali si applicano tecnologie innovative ma si garantisce, allo
stesso tempo, il rispetto delle tecniche di lavorazione tradizionali.
Le
malghe recuperate dal parco vogliono essere esempio concreto di attività alpicolturali
ecocompatibili, multifunzionalità dell'azienda agricola in area
montana (attraverso l'agriturismo e la realizzazione di attività di
educazione ambientale), produzione, vendita e promozione delle produzioni tipiche
nonché applicazioni di fonti energetiche rinnovabili. Nei primi anni di
attività il parco ha investito quasi quattro miliardi di lire (oltre 2.065.000
Euro) per recuperare le strutture delle malghe e delle pendane (le stalle aperte
che danno ricovero per la notte al bestiame all'alpeggio), renderle più facilmente
accessibili curando la viabilità, dotarle di moderni impianti di mungitura
e di caseificazione per produrre formaggi, burro e ricotta. Un grande impegno
finanziario è poi stato sostenuto per migliorare le condizioni di vita
del malgaro fornendo alle malghe acqua potabile ed energia. Nella realizzazione
dei nuovi impianti sono state utilizzate fonti energetiche rinnovabili: biomasse
forestali, biodiesel, energia solare termica e fotovoltaica. Grazie a questi
ingenti investimenti oggi nel parco sono cinque le malghe attive; quattro con
bovini: Casera dei Boschi, in Comune di Pedavena; Vette Grandi, in Comune di
Sovramonte; Erera, in Comune di Cesiomaggiore; Pramper, in Comune di Forno di
Zoldo e una con ovini, Pian dei Fioch in Comune di Belluno. Un gruppo di lavoro
interdisciplinare di esperti di botanica, di zootecnia, di gestione dei sistemi
aziendali, di cartografia informatizzata - nell'ambito del progetto speciale "Riqualificazione
delle malghe e gestione dei pascoli e dei prati" - ha poi lavorato in continuo
confronto con i servizi tecnici del parco e con la collaborazione del CTA per
i numerosi sopralluoghi sul territorio. Anche vari esperti ed operatori nel settore
agro-zootecnico provinciale sono stati coinvolti nella consultazione, in modo
da garantire la pluralità e concretezza delle
conclusioni del lavoro. Il lavoro di analisi e classificazione delle praterie è stato impostato gerarchicamente, individuando prima quindici unità ambientali tra loro ben riconoscibili per caratteri climatici, storico-antropici, e biogeografici, che rappresentano diversi "ambienti aperti" dell'area protetta. All'interno di ogni unità ambientale, ad una scala di 1:10.000, si è poi proceduto con l'ausilio di orfotocarte a colori ottenute da foto aeree molto recenti (anno 2000) e con un capillare lavoro di rilievo sul campo a realizzare una cartografia della tipologia dei pascoli e dei prati. Lo schema di classificazione adottato e le elaborazioni GIS condotte hanno permesso di ottenere un censimento cartografico e informatizzato di ogni unità pascoliva o prativa e la relativa classificazione secondo criteri gestionali (con sei categorie in base alla situazione ed alle potenzialità di utilizzo foraggero e/o mantenimento non produttivo), criteri naturalistici (pregio floristico e vegetazionale, valore faunistico), indici di valore paesaggistico (accessibilità e visibilità, criteri estetici, significato storico-culturale, ecc.), indici di vulnerabilità ed evoluzione prevista. Il lavoro ha previsto uno studio preventivo, condotto su ciascuna unità di gestione, per evidenziare le potenzialità e le principali problematiche. In aggiunta alla conoscenza fornita dalla cartografia ambientale delle praterie, l'individuazione dei "sistemi" prativi o pascolivi è stata condotta in base ad uno o più dei seguenti criteri (riportati non in ordine di importanza): presenza di una forma di gestione ancora attiva o abbandonata di recente; presenza di superfici prative o pascolive in grado di giustificare un'attività agricola economica; viabilità e vicinanza a strade asfaltate; interesse turistico e ricreativo dell'area; valenza naturalistica (vegetazionale o faunistica) o paesaggistica; motivazioni storiche e culturali legate alla tradizione. Per ciascun sistema il progetto fornisce le indicazioni sulla effettiva possibilità, sulle priorità e sui criteri di valorizzazione foraggiera o di conservazione non produttiva delle praterie. In particolare per le aziende e le malghe attive viene inoltre prodotto un vero e proprio piano di gestione che definisce gli interventi strutturali o infrastrutturali necessari e le modalità di conduzione che sono richieste per valorizzare economicamente l'attività e per conservare il valore naturalistico e paesaggistico della risorsa. In questo modo, il parco viene a disporre di uno strumento dettagliato e concreto per ogni possibile intervento che, di sua esplicita competenza o in sinergia con altri enti, possa portare al recupero ed al mantenimento delle praterie ed alla valorizzazione dell'attività zootecnica nel suo territorio. Premettendo che l'obiettivo è quello di giungere ad una gestione "modello" di tutte le aree, verrà anche prodotto uno studio più specifico per la fattibilità di una o più "malghe modello", dove la funzione gestionale e produttiva si possa coniugare con quelle della dimostrazione, della divulgazione e del monitoraggio tecnico-scientifico. Infine, grazie alle informazioni raccolte e cartografate sulle praterie ed ai relativi piani di gestione è stato possibile sottoporre all'Unione europea (che l'ha approvato) il progetto Life denominato "Conservazione degli habitat delle Dolomiti Bellunesi". Tale progetto permetterà, grazie al cospicuo finanziamento comunitario (704.550 euro, su un totale di 1.174.250), di mettere in opera le azioni previste per il mantenimento e la gestione naturalistica e per la valorizzazione produttiva delle praterie e delle malghe dell'area protetta. |