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La pesca No-Kill

Le buone pratiche dei parchi

Altre aree d'intervento

 

PARCO REGIONALE DEL NERA
Regione: Umbria
Estensione: 2.120 ettari
Anno di istituzione: 1995
Sede: via del Convento 2
05030 Montefranco (TR)
Telefono: 0744 389966
Fax: 38996642
www.parks.it

Si chiama anche catch and release, prendi e rilascia, ed è stato sperimentato per la prima volta - era il 1954 - nel Great Smoky Mountains National Park, negli Stati Uniti. Da tempo è diffuso pure in Slovenia, Austria, Svizzera. Negli ultimi tempi il concetto è cresciuto ulteriormente in popolarità, sia come strumento di gestione di pesca che come filosofia personale dei pescatori. In Italia la sua applicazione più nota è quella lungo un tratto del fiume Nera e dei suoi affluenti (in particoalre, il fiume Fersinone), dove da un progetto di Legambiente Umbria viene istituito nel 1994 un Tratto a regolamento specifico "No-Kill" dalla Provincia di Perugia. I chilometri di asta fluviale interessati sono nove, dalla località Piedipaterno nel Comune di Vallo di Nera alla località Ponte, nel Comune di Cerreto di Spoleto. Siamo in realtà subito a nord del tratto inserito nel parco regionale umbro, ma la contiguità territoriale e l'unitarietà dell'ambiente fluviale suggeriscono in ogni caso una valorizzazione di quest'esperienza, da estendere e riprodurre in altri settori del fiume. Il fiume, intanto, è tra i più belli dell'Italia centrale. Ricco di acque e con numerosi apporti sorgivi, è un paradiso per trote, vaironi, scazzoni, spinarelli. E, di conseguenza, pescatori. Una gestione sperimentale ma comunque sostenibile dell'ecosistema acquatico, allora, imponeva una soluzione che evitasse il divieto generalizzato di pesca sportiva, introducendo però regole efficaci e possibilmente condivise dai pescatori stessi. Come la pesca no-kill. Funziona così. Una volta catturato, il pesce non va trattenuto ma rilasciato subito dopo la cattura, che deve arrecargli il minor danno possibile. E vanno perciò seguite determinate regole, che sono:

  • l'utilizzo di tecniche di pesca che riducono al minimo il danno al pesce, come la mosca artificiale con ami senza ardiglione (il dente terminale che impedisce la slamatura accidentale: causa, si è visto, di una mortalità doppia per i danni maggiori riportati durante la slamatura);
  • il minor tempo possibile di cattura, evitando "combattimenti" prolungati col pesce che ha abboccato che finirebbero per sfinirlo;
  • bagnarsi le mani prima di prendere il pesce per slamarlo e liberarlo in acqua;
  • se il pesce, una volta slamato, mostra segni di asfissia, tenerlo qualche minuto in corrente per favorirne la ripresa.

Riguardo alle modalità più generali di pesca, la Provincia ha varato un regolamento specifico per l'area in questione. Intanto è necessario l'acquisto di un tesserino, dal costo fissato nel 2004 in 15 euro per un giorno e 80 euro per dieci uscite. All'inizio della giornata, il pescatore deve annotare sul tesserino la data e il settore di fiume prescelto: in quello denominato A è consentito usare solo la tecnica della mosca artificiale con la coda di topo (una lenza particolare di forma affusolata), mentre nel settore B si può utilizzare anche il cosiddetto "cucchiaino" (esca artificiale rotante) purchè dotato di amo singolo e non multiplo. Vengono poi fissati un giorno di divieto assoluto di pesca, e cioè il martedi, e un numero massimo giornaliero di pescatori pari a venticinque (esiste un sistema di prenotazioni presso Legambiente Valnerina di Borgo Cerreto che gestisce il tratto no-kill, telefonando allo 0743 91221: allo stesso numero vanno prenotate le visite guidate naturalistiche lungo il fiume). Quanto incide una tale gestione accorta della pressione di pesca sullo stato di salute delle popolazioni ittiche? Per dare una risposta adeguata a questa domanda, tra il 1998 e il 1999 è stato condotto uno studio di monitoraggio dal dipartimento di Biologia animale ed Ecologia dell'università di Perugia, su commissione della Provincia di Perugia. La ricerca ha riguardato sette settori fluviali, di cui due esterni al tratto no-kill gestiti con canoni tradizionali e cioè uso di esche sia naturali che artificiali, tagli alegale di 20-22 centimetri, possiblità di prelievo fino a otto trote fario, etc. Sono stati analizzati vari parametri ecologici di popolazione come densità, biomassa, accrescimento, struttura per età, mortalità, fattore di conduzione, tutto allo scopo di differenziare il più possibile i risultati in relazione alle diverse regolamentazioni adottate. E la ricerca ha fornito le indicazioni sperate. I settori interni al tratto no-kill, è risultato, possiedono popolazioni di trote composte da individui più anziani e di taglia superiore rispetto ai settori esterni. Presentano anche una quantità di pesce assai elevata, suepriore alla media dei tratti a salmonidi del bacino del Tevere e addirittura superiore alle zone in cui la pesca è proibita (zone di protezione). Al contrario, i settori esterni al tratto no-kill non si discostano dalla media dei tratti a salmonidi del bacino del Tevere.