La rinascita della Lanca |
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Stagni e boschi igrofili al posto di campi, per tutelare la biodiversità ma anche gli insediamenti umani dagli effetti potenzialmente disastrosi delle piene. Questo l’obiettivo di un progetto di rinaturazione operato da un parco fluviale lombardo, quello dell’Oglio Sud, all’interno di una delle zone a maggior pregio naturalistico del suo territorio e cioè la riserva Le Bine. La riserva tutela una suggestiva lanca, dove l’ambiente della palude è avvolto dai campi e dai pioppeti. Il vecchio meandro del fiume, ormai abbandonato per il mutato corso fluviale, misura circa due chilometri di lunghezza e verso nord confina col corso attuale dell’Oglio. Anatre, aironi (con una colonia nidificante di diverse decine di coppie), limicoli e diversi uccelli di passo sono tra gli animali più facilmente osservabili. Anche tritoni, rane verdi e la rara rana di Lataste - simbolo della riserva - frequentano acque e sponde, mentre tra i mammiferi si possono incontrare tassi, donnole, lepri e il minuscolo mustiolo, il più piccolo mammifero d’Europa: non più di dieci centimetri, coda compresa. Schematicamente, gli obiettivi del progetto di “Rinaturazione di un terreno agricolo nell’area di rispetto della riserva naturale delle Bine della golena del fiume Oglio”, sono:
Il progetto è stato suddiviso in tre lotti, due dei quali già realizzati (1995 e 2001). Per completare interamente il ripristino della zona umida seguendo il paleoalveo, sarà necessario la realizzazione di un terzo lotto che consentirà di unire il primo, posto alla sommità superiore del paleoalveo, con il secondo (oggetto del presente lavoro) che si attesta a ridosso dell’attuale zona palustre. La tabella I mostra il cambiamento degli scenari ambientali in seguito agli interventi del I (1995), II (2001) e III lotto (previsto nel 2006). L’intervento risponde agli obiettivi enunciati nel piano di gestione della riserva ed in particolare quelli di individuare iniziative ed attività per mantenere e riqualificare le cenosi palustri autoctone e favorire la tutela della varietà e diversità biologica. Tra gli interventi più significativi del progetto è la formazione vera e propria di alcuni stagni, con una profondità massima a due metri sotto il livello medio di invaso, con raccordi molto dolci alla superficie agraria attuale (dal 6 al 12%) per favorire la colonizzazione delle rive da parte delle fitocenosi caratterizzate da vegetazione ad idrofite emergenti (canneti, tifeti). La quota massima di profondità è invece a 20,5 metri s.l.m., poco inferiore alle quote riscontate nell’attuale palude, ma ottimale considerando il processo di interramento della palude. Il materiale movimentato è stato parzialmente disposto sui terreni limitrofi seguendo la naturale morfologia dell’area, e il resto allontanato dalla riserva in seguito all’applicazione della delibera sulla “Determinazione in ordine al riutilizzo di residui inerti e sostitutivi di materiale di cava e miniera e modalità di comunicazione delle informazioni inerenti attività ed interventi derivati - Integrazione alla delibera della Giunta regionale 25 gennaio 1994 n°5/47583 G.R. (D.G.R. del 1/7/94 n°5/54303)”. In sintesi, le operazioni di rimodellamento morfologico consistono in:
Nell’area della riserva - gestita in collaborazione con il Wwf Italia - è stato effettuato anche un importante intervento di riforestazione, con lo scopo di favorire l’insediamento di vegetazione potenziale. Per la messa a dimora delle essenze autoctone arboreo-arbustive (in particolare salici, olmi, pioppi) si è seguito il gradiente di igrofilia. Le piante, giovani esemplari a radice nuda di uno-due anni di età, sono state acquistate da vivai che garantiscono la provenienza del materiale. Nel secondo lotto è stato utilizzato il film pacciamante per ridurre la competizione con le erbacee infestanti, migliorare il bilancio idrico e ridurre i costi di gestione successivi all’impianto.
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