Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 10 - NOVEMBRE 1993


Obsoleti e inutili?
Una proposta che non convince

La relazione di Gianluigi Ceruti, Presidente della Consulta tecnica per le aree protette alla Conferenza stampa del 14 settembre all' Accademia dei Lincei, che di seguito pubblichiamo, consente un primo bilancio del lavoro svolto e delle difficoltà incontrate da questo nuovo organismo previsto dalla legge 394.
La rubrica di Saini si occupa invece dell'altro organo previsto dalla legge-quadro: il Comitato Stato-Regioni, che dopo un inspiegabile ritardo ai primi di settembre si è finalmente insediato prendendo le prime significative decisioni in ordine ai criteri di utilizzazione e ripartizione dei fondi per i parchi e le riserve.
Pensavamo quindi che ora si potesse imprimere al lavoro dei due organismi quella spinta che nella prima fase è mancata o è stata fortemente carente per i ritardi e le incertezze del Ministero.
Ma non avevamo fatto i conti con la finanziaria del '94.
Nel Ddl di accompagnamento, riguardante il riordino delle amministrazioni, nel quadro di una condivisibile giusta operazione "di revisione delle strutture' volta a "eliminare gli organismi obsoleti oppure costituenti doppioni, che rallentano l'azione amministrativa e la rendono costosa" è prevista infatti la soppressione di entrambi gli organi.
I compiti del Comitato Stato-Regioni dovrebbero, ci par di capire, passare alla Conferenza Stato-Regioni, così da unificare in un'unica sede impegni oggi troppo frantumati. L'idea in linea di principio è senz'altro valida; qualche dubbio però l'abbiamo in riferimento al fatto che le aree protette, ancorchè dotate indubbiamente di una loro specificità, investono una molteplicità di profili ambientali che probabilmente è bene non "annegare" nel mare magnum della gestione della spesa pubblica.
La Consulta tecnica dovrebbe essere soppressa invece in quanto organo del Comitato. Qui francamente i nostri dubbi si rafforzano e non soltanto in ragione del fatto che essa è chiamata a coadiuvare l'impegno complessivo del Ministero dell'Ambiente in materia di aree protette. Quel che convince ancor meno è l'avere inserito la Consulta tra gli organi collegiali della Tabella A nella quale figurano altri 4 organi antichi e sconosciuti e, a giudicare dalle poste di bilancio, sicuramente da chissà quanto tempo dimenticati.
Ma come è possibile considerare ' obsoletó ' un organo insediatosi da pochi mesi? E come è possibile considerarlo, al pari degli altri, inutile, avendo esso appena cominciato ad operare? Quanto ad essere costoso è anch'essa valutazione al momento del tutto arbitraria e prematura visto le irrisorie risorse che finora gli sono state messe a disposizione per dotarlo degli strumenti essenziali per poter lavorare.
Che senso ha allora questa scelta sia pure all'interno di un' operazione generale da condividere e sostenere?
La 394 ha visto la luce dopo vari lustri di discussioni e rinvii. Ora che stentamente e tra enormi difficoltà, su cui si sofferma documentatamente Ceruti, la legge comincia a decollare si ritiene davvero che questa amputazione gioverà al miglioramento della situazione? E vero che si rinvia per gli organi collegiali soppressi alla conferenza dei servizi prevista dalla legge 241, ma nel caso della Consulta il "collegio ', chiamiamolo così, non riguarda solo strutture pubbliche ma associazioni che non sono chiamate a siglare' intese per progetti o altro, bensì a pronunciarsi tecnicamente su indirizi, normative, e così via. Non vediamo sinceramente come certi strumenti, sicuramente idonei per altre situazioni, possano 'attagliarsi" nel caso della Consulta. Non riusciamo perciò a capire come il Ministro Cassese, profondo conoscitore della pubblica amministrazione, sia addivenuto a questa decisione e sulla base di quali 'informazioni". Quel che appare assolutamente non convincente è proprio l'inserimento in questa tabella A dove si trovanobdei veri e propri "zombi" amministrativi ai quali non può inalcun modo essere assimilata la Consulta tecnica.
Abbiamo sentito nella conferenza stampa all'Accademia dei Licei il Ministro Spini assicurare che qualora il Parlamento accogliesse la proposta del governo lui provvederebbe autonomamente a ricostituirla.
Al Presidente del Consiglio, come fà anche il Presidente Ceruti nella lettera che riportiamo, vorremmo chiedere di pensare più che a ciò che potrà essere fatto "dopo ' a quel che "deve ' essere fatto prima per evitare ulteriori e pericolosi incidenti di percorso. E deve farlo subito facendo valere quel che la Consulta ha già realizzato e quel che sta facendo.

 

Un primo bilancio della Consulta Tecnica.
Gianluigi Ceruti*

La Consulta tecnica per le aree naturali protette rinnova, mio tramite, il proprio ringraziamento al Presidente e al Consiglio di presidenza dell'Accademia nazionale dei Lincei per aver gentilmente ospitato questa conferenza stampa.
La scelta della sede non è stata casuale.
Proprio in questa insigne e gloriosa Accademia presero le mosse l'amore e la curiosità per la natura, l'osservazione della flora e della fauna, attenta e acuta: con occhio, appunto, di lince.
Come allora l accento era posto sulla conoscenza, oggi "quelli che vedono lungo portano la loro attenzione sulla protezione e sulla conservazione delle risorse naturali. E i Monti Lucretili, teatro delle escursioni e delle erborizzazioni del giovane Federico Cesi (fondatore dei Lincei) e dei suoi amici dell'Accademia sono oggi diventati, grazie alla lunga battaglia degli ambientalisti romani, un' importante parco naturale regionale.
Ma questa prestigiosa sede, che oggi ci accoglie, evoca anche il ricordo di Vincenzo Rivera, che nel 1944 fu nominato commissario per la ricostituzione dell'Accademia nazionale dei Lincei e che nel 1962 presentò alla Camera dei deputati il primo progetto legislativo per disciplinare i parchi nazionali con una normativa organica e unitaria.
La legge 6 dicembre 1991, n.394, che regola per la prima volta nella storia d ltalia tutta la materia delle aree naturali protette, è entrata in vigore il 28 dicembre 1991, ossia oltre 20 mesi fa.
La Consulta tecnica per le aree naturali protette è l'organo di alta consulenza tecnica del Ministero dell'Ambiente e del Comitato per le aree naturali protette, composto pariteticamente da 6 ministri e da 6 presidenti di Regioni e Province autonome.
Istituita in base all'art. 3 della legge in parola, la Consulta è formata, per il quinquennio 1991 - 1996, dall'avvocato Fabio Cassola (associazioni di protezione ambientale), da chi vi parla (Parchi nazionali, presidente), dal professore Folco Giusti (Unione zoologica italiana), dal professore Angelo Guerrini (C.N.R.), dal dottor Benedetto Li Calsi (Parchi regionali), dal dottor Carlo Alberto Pinelli (associazioni di protezione ambientale, vicepresidente), dal professor Francesco Maria Raimondo (Società botanica italiana), dal professor Sandro Ruffo (Accademia nazionale dei Lincei), dall'onorevole Mario Signorino (associazioni di protezione ambientale); segretario della Consulta, nominato dal Ministero dell'Ambiente, è l'ingegnere Bruno Agricola che è anche direttore generale del servizio per la conservazione della natura.
Insediata dal Ministro dell'Ambiente Carlo Ripa di Meana il l6 novembre 1992, la Consulta ha incontrato subito sul suo cammino alcuni ostacoli. Il Ministro e i suoi più stretti collaboratori, per una lettura distratto o distorta della norma che ne disciplina l'istituzione, ritenevano che non si trattasse di un organismo autonomo, ma di una ema-nazione diretta del Ministero dell'Ambiente tanto che si pretendeva di poter esprimerne la presidenza e di imporre alla Consulta un regolamento dettato dagli uffici ministeriali.
La divergenza si appianò in seguito al fermo atteggiamento dei componenti della Consulta che rivendicarono l'indipendenza dell istituzione, approvarono rapidamente ed autonomamente il regolamento interno eleggendo il presidente e il vice presidente. Tuttavia il suo funzionamento incontrò ulteriori difficoltà.
Il Ministero, che avrebbe dovuto apprestare le strutture e gli strumenti indispensabili per assicurare l'operatività del nuovo organismo consultivo, non vi provvedette se non in parte, e a tutt'oggi la Consulta non dispone neppure di una stanza.
Ma quel che è più grave è che non dispone di una stanza né degli altri strumenti essenziali per lavorare (come testi normativi, computers, tavoli di lavoro, eccetera) la Segreteria tecnica di cui il legislatore ha previsto una composizione sino a 50 collaboratori (20 esperti assunti con contratto di diritto privato e 30 comandati) che dovrebbero preparare le istruttorie, talvolta anche particolarmente onerose, per tutti i provvedimenti e adempimenti di attuazione stabiliti dalla legge.
Dall'entrata in vigore della legge 394/1991 ad oggi la Segreteria tecnica ha potuto contare invece su meno di dieci unità lavorative, fluttuanti, tra esperi e comandati: attualmente 2 sono i comandati e 6 gli esperti.
Benché le condizioni oggettive in cui si svolge la sua attività siano dunque assai problematiche, la Segreteria tecnica ha compiuto nei mesi scorsi un lavoro apprezzabile anche se spesso affannoso, esercitando persino funzioni di supplenza del servizio per la conservazione della natura che denuncia carenze di personale.
All'origine del mancato completamento della Segreteria tecnica è l'approvazione nell'autunno 1992, prima al Senato e poi alla Camera, di un emendamento al bilancio del Ministero dell'Ambiente, passato tra la disattenzione generale ed anche dello stesso Ministro del tempo, che sottraeva circa 2 miliardi al capitolo delle spese di funzionamento della Segreteria per destinarli ad altri capitoli di bilancio del medesimo dicastero, ma non riguardanti le aree naturali protette.
In seguito alle vivaci proteste di alcune associazioni di protezione ambientale e della Consulta, il Ministro Ripa di Meana proponeva e otteneva qualche tempo dopo la reintegrazione quasi totale delle risorse finanziarie.
Ma questa vicenda ha comportato un ritardo di alcuni mesi nella concreta disponibilità del finanziamento per le retribuzioni dei componenti della Segreteria tecnica che attualmente, come si è visto, operano ancora a ranghi particolarmente ridotti quantunque la reintegrazione finanziaria sia già da qualche tempo operativa.
La maggior parte degli adempimenti di applicazione della legge 394/1991 non solo non sono stati eseguiti - nei tempi prescritti - dal Ministero e dagli altri organi istituzionali che dal Ministero stesso avrebbero dovuto ricevere l'impulso della proposta, ma rimangono anche oggi inattuati, come, ad esempio, il programma triennale per le aree naturali protette, l'istituzione di gran parte degli Enti parco nazionali, l'adeguamento alla legge dei parchi "storici", l'istituzione degli organismi di gestione dei parchi nazionali e il trasferimento delle risorse finanziarie agli stessi e così via Anche le Regioni, con l'esclusione del Piemonte e dell'Emilia Romagna, non hanno adeguato tempestivamente la propria legislazione alle norme introdotte dalla legge 394/1991.
In particolare, il programma triennale per le aree naturali protette doveva essere elaborato e proposto dal Ministro dell'Ambiente al Comitato paritetico Ministri-Presidenti di Regioni e Province autonome entro il giugno dello scorso anno ed approvato non oltre il dicembre successivo. Esso rappresenta lo strumento fondamentale di programmazione nella materia e prevede, tra l'altro, la ripartizione delle disponibilità finanziarie per ciascuna area e per ciascun esercizio finanziario, i contributi in conto capitale per l'esplicazione di attività agricole ecocompatibili, per il recupero e il restauro anche naturalistico, per l'informazione ambientale soprattutto delle popolazioni dove siano già state realizzate o sia prossima l'istituzione di nuove aree naturali protette. I contributi in conto capitale riguardano anche i parchi e le riserve naturali regionali inclusi nello speciale elenco ufficiale, la cui approvazione - da parte del Comitato paritetico Ministri-Presidenti di Regioni e Province autonome - costituisce un altro rilevante adempimento sin qui non compiuto.
Considerato che gli impegni di spesa dovranno essere assunti dal Ministero dell'Ambiente entro il 31 dicembre prossimo (pena la perdita delle relative risorse finanziarie) ed essendo facilmente prevedibile.
Signor Presidente del Consiglio, abbiamo appreso con sbigottimento, incredulità e profondo sdegno che all'art. 4 del disegno di legge interventi correttivi di finanza pubblica" presentato al Senato (per molti versi provvido e opportuno) è prevista la soppressione immediata di cinque organi collegiali (tabella A - omissis), tra cui la Consulta tecnica per le aree naturali protette.
Nella relazione che accompagna il d.d.l. si legge tra l'altro che l'operazione di revisione delle strutture della pubblica amministrazione sarebbe volta ad eliminare gli organismi obsoleti" oppure costituenti doppioni, a diminuire le interferenze tra gli organi "per rendere più spedita la loro azione" (pag. V) ed eliminare alcuni organi collegiali considerati inutili (pag. XII).
La Consulta tecnica per le aree naturali protette

  • a) non può considerarsi "obsoleta" perchè, istituita con l art. 3 della legge 394/1991, è stata insediata il 18 novembre 1992 e si è riunita con cadenza pressoché mensile;
  • b) non costituisce doppione perchè è l'unico organismo di consulenza in materia di aree naturali protette esistente nel nostro ordinamento giuridico;
  • c) è utile" se dobbiamo accreditare gli apprezzamenti espressi al suo operato da fonti qualificate e, pubblicamente nonchè relativamente, dallo stesso Ministro dell'Ambiente per la efficienza, la disponibilità e la qualità del lavoro svolto: su richiesta urgente dei Ministri dell'Ambiente Ripa di Meana e Spini, la Consulta ha reso pareri nell'arco di pochi giorni convocandosi persino il venerdì di Pasqua;
  • d) ha esercitato una funzione di stimolo nei confronti del Ministero dell'Ambiente perchè, a fronte dei gravi ritardi accumulatisi nel compimento degli adempimenti di attuazione della legge 394/ 1991, ha promosso continue sollecitazioni informali e ha utilizzato la facoltà di iniziativa (provvidamente introdotta dall'art. 3, ottavo comma, della legge predetta) proprio per"accelerare e rendere più spedita" l'azione amministrativa rimuovendo sacche di inerzia che tradiscono le attese di nuova occupazione diretta e indotta nell'ambito delle aree naturali protette.

Così stando le cose, è inevitabile e legittimo il sospetto che il sostanziale movente della proposta soppressiva risieda nell'intento di sbarazzarsi di un organo che, può, avere "interferito" sui propositi, inaccettabili sotto il profilo tecnico-scientifico, di qualche burocrate del Ministero dell'Ambiente, forse più utile altrove, e che la vera finalità sia quella di ricostituire in un secondo momento la Consulta secondo una composizione più "gradita" a qualcuno, il che rappresenterebbe, indipendentemente dalla persona titolare pro tempore del dicastero, una palese delegittimazione dell'organo consultivo che attualmente deriva la propria investitura direttamente dalla legge
Poiché il d.d.l. in parola è anche diretto a ridurre la spesa pubblica, ci corre l'obbligo di precisare che sin qui non è stato corrisposto alcun emolumento ai componenti della Consulta né per il breve periodo del 1992, né per il 1993 e che le spese di funzionamento sono state estremamente contenute anche perché si è deciso tra l'altro di evitare tutti i sopralluoghi spesso utili ed opportuni ai fini di una più sicura motivazione dei pareri.
Noi comprendiamo, Signor Presidente che non è stata certo ispirata né da Lei né dai ministri formalmente proponenti la suggerita soppressione che prima di tutto stravolge la verità reale e offende pesantemente le espressioni della società civile dalla quale la Consulta promana e non intendiamo questuare - noi - un emendamento all'art. 4 da parte del Governo per continuare a svolgere l'ufficio al quale siamo stati chiamati su designazione di "associazioni ed enti di alto prestigio scientifico" (così nella sentenza n. 386/1992 della Corte Costituzionale) come l'Accademia nazionale dei Lincei, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, la Società Botanica Italiana, l'Unione Zoologica Italiana, l'Associazione Italiana per il World Wild life Fund, la Sezione italiana dell'associazione internazionale Les Amis de la Terre, i Parchi nazionali e regionali italiani.
Ma spetta certamente a Lei e al Governo dal Lei presieduto, di ristabilire la verità dei fatti e dimostrare che le istanze tecnico-scientifiche meritano pure nel nostro Paese considerazione e rispetto anche nell'interesse generale di una più corretta e più rapida attività della pubblica amministrazione nell'ambito della conservazione della natura.
Nel parteciparLe, per doverosa correttezza, che invieremo copia della presente anche ad altre Autorità dello Stato, a rappresentanze della comunità scientifica e in generale della società civile. La ringraziamo per l'attenzione e Le rinnoviamo, Signor Presidente, i sensi della nostra più alta considerazione.

Il Presidente
Cianluigi Ceruti

che le domande di contributo affluiranno numerose (di consueto così accade), il lavoro istruttorio da parte della Segreteria tecnica sarà enorme e richiederà tempo: le responsabilità sia consultive che decisionali si profilano sin d'ora estremamente delicate .
La Consulta, pur confermando la disponibilità già dimostrata in altre occasioni (su richiesta urgente del Ministro Valdo Spini ha accettato di convocarsi anche il venerdì di Pasqua), non sarà certamente disposta ad emettere pareri a scatola chiusa, frettolosi e non sorretti da adeguata motivazione. Vogliamo credere e sperare che anche il Comitato per le aree naturali protette ed il Ministro dell'Ambiente che lo presiede siano intenzionati ad evitare una distribuzione a pioggia e non sorretta da idonei controlli di merito di alcune decine di miliardi.
E allora la verifica delle domande e delle relative documentazioni tecniche comporterà necessariamente accurati esami e sopralluoghi che sinora non sono stati consentiti alla Segreteria tecnica. l tempi, quindi, urgono.
La Consulta che, essendo organo di consulenza e non di amministrazione attiva, avrebbe potuto limitarsi a fornire il proprio parere esclusivamente sui provvedimenti dei quali fosse stata investita dal Ministero (ne fu richiesta poche volte e sempre affrettatamente), ha ritenuto di non restare inerte e passiva: ha continuato a riunirsi con cadenza mensile e ad elaborare pareri di propria iniziativa (avvalendosi in ciò di una provvida e lungimirante disposizione della legge), ma tali pareri non sono stati sin qui recepiti dal Ministro: ha rappresentato reiteramente, con accenti di acuta preoccupazione, ai Ministri che si sono succeduti nell'ultimo anno (con l'esclusione di Francesco Rutelli che ha ricoperto l'incarico solo per pochi giorni ) e al Direttore generale del Servizio per la conservazione della natura tutti i ritardi, le inadempienze e le carenze cui abbiamo brevemente fatto cenno. Infine la Consulta, non essendo stati adottati provvedimenti risolutori ma soltanto qualche intervento sporadico, dopo aver valutato e anche accantonato la proposta di generali dimissioni, ha deciso, all inizio dell estate, di indire l'odierna conferenza stampa per far uscire da un ristretto ambito una situazione che richiede decisioni non più differibili e con scadenza da rispettare inderogabilmente.
La Consulta ha assunto la presente iniziativa per senso di responsabilità e con spirito serenamente costruttivo, nella fiduciosa speranza che il controllo vigilante, serrato e stimolante dell'opinione pubblica più sensibile sulle autorità e sulle amministrazioni istituzionalmente deputate alle decisioni, possa contribuire ad impedire ulteriori ritardi nell'applicazione di una legge attesa da decenni, voluta da larghi strati della società civile, riconosciuta valida dalla Corte Costituzionale in una sentenza dello scorso anno, dotata di risorse finanziarie: una legge che, se correttamente e rapidamente attuata, schiude prospettive di efficace conservazione della natura, di nuove attività economiche e opportunità di occupazione in un momento nel quale incombe, in Italia e in Europa, il dramma della perdita di posti di lavoro.

*Presidente della Consulta