Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 10 - NOVEMBRE 1993


A piccoli passi il Delta del Po
Oscar Bandini*

Del Parco del Delta del Po si parla da tanto tempo: è certamente un Parco famoso nella pubblicistica anche se, nella realtà, pur esistendo da pochi anni un parco regionale nel versante emiliano-romagnolo, il Delta padano è l'unico - a livello europeo - a non essere tutelato adeguatamente.
Nonostante decenni di sfruttamento e di devastazioni, il Delta possiede ancora la materia prima e un insieme di beni naturali e culturali di primordine, di notevole suggestione e di rilevante interesse scientifico. A livello pianificatorio le formule, anche suggestive, si sono rincorse; ma, in fondo, l'idea del 'progetto parco" inteso come un più vasto progetto del territorio" non è mai risultato vincente. Così il "parco a fini multipli" altro non è stato che il tentativo, negli anni settanta, di conciliare esigenze contrapposte, l'industria (con gli insediamenti di Porto Tolle e dell'ANlC di Ravenna), il turismo (i Lidi ferraresi e ravennati) con la tutela del ben natura. Prevale quindi la logica di isolare il progetto Parco dal quadro più generale della pianificazione urbanistica stante la presenza ingombrante di interessi industriali e turistici di notevole ampiezza. Del resto l'individuazione delle 'stazioni" (mi riferisco al versante emiliano romagnolo) non rimanda forse all'immagine di zona da tutelare, ad aree separate all'interno di un territorio più vasto a forte antropizzazione?
Il fascino di questi territori profondamente intaccati dalla mano dell'uomo e dalle stravaganze del grande fiume, la magia di questo mondo continuamente sospeso tra terra ferma e acque è innegabile e già Parchi (n. 7 del 1993) ne ha presentato gli aspetti ambientali più degni di tutela.
La nascita di una grande area protetta ha ormai abbandonato i ritmi della riflessione per approdare alla cronaca, al quotidiano. Nello specifico della legge 394/91, e precisamente al comma 4 dell'articolo 15 si è individuata l'istituzione del Parco interregionale del Delta del Po tramite l'accordo tra le Regioni Veneto ed Emilia-Romagna entro la data del 27 dicembre 1993.
In caso contrario, una clausola dissolvente prevede la nascita comunque di un Parco nazionale .
L'iter istitutivo si è notevolmente accelerato, è sorta una apposita commissione paritetica interregionale, le proposte si stanno tramutando in atti deliberativi, in impegni politici di spessore. E certo che alle centinaia di convegni, conferenze stampa, ai numerosissimi incontri che hanno coinvolto tutta la galassia politica, associativa, imprenditoriale, ambientalista delle Province di Rovigo, Ferrara e Ravenna, ai fiumi di inchiostro aventi per tema "11 Parco del Delta", pare possa seguire (faccio riferimento a dati in mio possesso a fine luglio) il rispetto del dispositivo legislativo della L. 394 che, al di là dei limiti più volte rimarcati, ha avuto il merito indubbio di accelerare la nascita di nuovi parchi nel nostro Paese.
La situazione nel confronto tra le due Regioni interessate registra ancora maggiori difficoltà nel versante veneto. In particolare l'opposizione ferma che viene da Porto Tolle e dal Consorzio delle Cooperative dei pescatori del Polesine, i più fieri avversari all'istituzione del parco insieme ai cacciatori.
La Regione Emilia-Romagna, che può registrare un leggero vantaggio derivante dall''istituzione del Parco regionale, sta spingendo sull'acceleratore, la perimetrazione e la zonizzazione sono già individuate da tempo e all'assessorato regionale all'ambiente sono fiduciosi nel rispetto dei tempi previsti dall'accordo.
Ma non tutto è oro quello che luccica anche in questo versante, soprattutto per i discussi progetti che hanno trovato la fiera opposizione degli ambientalisti ma non solo. Mi riferisco al porto turistico del Lido degli Estensi, al parco dei divertimenti di "Millenium la città del futuro", al tracciato di una superstrada e dell'idrovia Po-Ravenna, per finire alla grande discarica nelle Valli del Mezzano.
Ritardi a parte la Giunta regionale del Veneto, all'unanimità, ha comunque deliberato la proposta per un' organizzazione generale del territorio del Parco e per la sua articolazione in zone nonchè i criteri per la formulazione delle norme di salvaguardia. Il territorio viene a costituire così ambito preferenziale di intervento per il sostegno, la sperimentazione e lo sviluppo delle attività produttive compatibili. Per assicurare la continuità di tutela e di valorizzazione dei territori limitrofi sono individuate aree contigue al perimetro del Parco dove le due Regioni di concerto individueranno, ritardi a parte, forme di sostegno.
L'articolazione prevede la zona A a riserva integrale con il "Bosco Nordio" e le "Bocche del Po" per il versante veneto; le due aree integrali già esistenti all'interno del Bosco della Mesola e del complesso di Punte Alberete per 1' Emilia-Romagna . Nel quadro delle riserve generali orientate (zone B dove è vietata la costruzione di nuove aree edilizie e l'esecuzione di opere di trasformazione del territorio) sono però ammessi interventi di mantenimento delle difese idrauliche e una fruizione turistica e ricreativa regolamentata. E prevista inoltre l'articolazione in due sotto zone aree in cui l'azione gestionale è finalizzata esclusivamente a favorire le dinamiche naturali (B I ) e le aree in cui è prevista, pur se fortemente regolamentata, l'attività ecocompatibile (B2). Le aree interessate sono per l'Emilia-Romagna tutte le zone umide di importanza internazionale (Convenzione Ramsar) e tutte le riserve naturali statali incluse nel Parco. La proposta per la Regione Veneto prevede l'ecosistema degli scanni, dei boschi planiziali termofili dei rami deltizi (Po di Gnocca, Po di Goro, Po di Tolle) e dei bonelli. Nelle aree di protezione (zona C) vocate alle sviluppo ecocompatibile e delle tecniche colturali innovative la Regione Emilia Romagna ha individuato le zone agricole limitrofe alle riserve naturali orientate, mentre il Veneto prevede gli ecosistemi delle valli da pesca delle lagune e il tratto terminale del fiume Adige e del Po di Venezia. Nelle zone D è prevista una sotto zona di destinata all'urbanizzazione e regolata dalle normative dei PRG vigenti e comprendono le aree agricole ad elevata intensità colturale, i centri abitati, le bonifiche agrarie, le aree residenziali, agroproduttive e dei servizi.
Infine il protocollo d'intesa tra le due Regioni prevede l'individuazione dell'area contigua dove appunto le Regioni, d'intesa con l'Ente parco e gli Enti locali stabiliscono piani e programmi nel tentativo di disciplinare le attività economiche, sociali, culturali e sportive in funzione di una adeguata protezione delle aree del Parco. Il capitolo non meno importante delle normative pone ancora in questa fase un non facile mix capace di omogeneizzare le norme comunitarie, nazionali e regionali e degli Enti locali. In ogni caso in tutto il territorio del Parco è vietato l'esercizio venatorio, anche se sono previsti interventi di controllo delle specie faunistiche previo parere dell'INFS e in modo particolare si rimarcano i tempi e le modalità di esecuzione di interventi che escludano danni all'avifauna nei periodi di sverno e riproduzione. Particolare decisivo è il divieto all'esercizio di nuove attività estrattive anche se già previste dai piani vigenti. Le riserve naturali statali sono ricomprese all'interno del Parco e, fermo restando l'autonomia gestionale, ad esse viene applicata la normativa del Parco.
L'assessore all'ambiente del Veneto, Michele Boato, esprime un parere positivo sull'accordo raggiunto fra le due Regioni in merito alla perimetrazione "Abbiamo definito l'inclusione in via prioritaria degli ambienti di maggiore interesse naturalistico ambientale e i criteri per l'individuazione delle tipologie delle risorse naturalistiche e i sistemi di classificazione del territorio in funzione dei valori ambientali nonchè una articolazione di misure temporanee di salvaguardia rispettose dei valori naturalistici e socio-economici dell'area. Ora il Parco è visualizzato in una specifica cartografia automatizzata in scala 1: 100.000, basata su un'elaborazione grafica in scala I :20.000 e aggiunge l'Assessore Boato - la soluzione individuata prevede per il Veneto un'area di 42.979 ettari suddivisi in riserve integrali ( I .003 ha. ), riserve generali orientate (6.439 ha.), aree di protezione (16.872 ha.), aree di promozione economica e sociale (18.657 ha.) nonchè 18.700 ha. da classificare come area contigua. Il Parco si sta concretizzando e i tempi - conclude l'Assessore - saranno rispettati .
Ottimismo anche in Emilia-Romagna dove l'architetto Rino Rosini dell'Ufficio parchi della Regione, che ha seguito passo per passo il faticoso iter dell'accordo interregionale, ci conferma che il problema della perimetrazione è definito per il 90%. Rimane tuttora irrisolta la definizione di una parte delle "stazioni" nord di Ravenna (Pialassa della Baiona e Pineta di S. Vitale) comprese per intero nel Parco regionale ed escluse in parte dal perimetro del Parco interregionale. Si confrontano vivacemente in questo caso due posizioni:quella della Regione che vuole includere tutte le stazioni all'interno del parco e quella della provincia di Ravenna che vuole inserirle, in parte, nella zona contigua. Il perché è facilmente comprensibile in quanto la legge prevede che nella zona contigua si possa esercitare l attività venatoria. L'accordo però non è impossibile.
Il neo assessore all'ambiente dell'Emilia Romagna Cocchi, da pochi mesi alla guida dell'assessorato, ribadisce innanzitutto che i tempi stabiliti dalla legge saranno rispettati e aggiunge "che per quanto concerne l'individuazione delle zone contigue c' è un confronto tra coloro che vogliono inserire in questa fascia aree molto vaste (tutta la valle del Mezzano) e chi vuole limitarne l'estensione allo stretto indispensabile. Per quanto riguarda poi la zonizzazione, nel confronto con le associazioni ambientaliste, vedremo di riclassificare il valore di alcune aree secondo rigorosi indicatori ambientali. Non tutto è però risolto - aggiunge l'Assessore - come le modalità di elezione dell'Ente parco, la definizione delle sue funzione e dei suoi compiti.
Vogliamo impostare l'azione del nuovo organismo con una forte impronta regionalista: un ente rispettoso delle realtà regionali e provinciali che daranno vita a questa grande area protetta. Non escludiamo, in tal senso, la promulgazione di due leggi regionali uguali che diano vita all ente parco. Per le sue caratteristiche - conclude Cocchi - il Parco del Delta ha comunque una valenza nazionale e come tale chiediamo che il Ministero dell'Ambiente si comporti di conseguenza in sede di approvazione dei progetti e nel riparto delle risorse".

*Membro della Redazione