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Cade l'obbligo di emissione di scontrino fiscale
Con il decreto ministeriale 4 agosto 1993 apparso sulla Gazzetta ufficiale n. l 87 dell' 11 agosto 1993 vengono apportate alcune importanti modifiche alla legge del 30 dicembre 1991 n.413, che interessano la pubblica amministrazione e quindi anche gli enti di gestione delle aree protette, siano essi Consorzi che enti di diritto pubblico. La legge 413 prevedeva alcune categorie di soggetti esclusi dall'emissione dello scontrino, quelle previste nell'art.12 e quelle nei confronti di prestazioni con carattere di ripetitività e scarsa incidenza fiscale. Con il recente D.M. tali categorie vengono ampliate anche agli enti pubblici, eccezione fatta per l'esercizio delle farmacie pubbliche.
Vengono esonerati dall'obbligo di certificazione tutti gli enti obbligati alla tenuta della contabilità pubblica con effetto dal 1 gennaio 1993.
Per i parchi e le riserve che gestiscono attività di servizio o di cessione di materiale divulgativo, scientifico e didattico, il decreto ministeriale del 4 agosto 93 rappresenta, d'ora in poi, una notevole semplificazione della contabilità ed un risparmio in termini di costi operativi. Spesso, infatti, l'entità del fatturato non è proporzionale agli oneri imposti dalla certificazione fiscale al dettaglio.
La stessa legge 394/91 non risolveva il problema, prevedendo sgravi fiscali e facilitazioni in campo contabile soprattutto per i parchi nazionali (art.16, comma 2°) e non per le aree protette regionali. In particolare, proprio sulla esenzione dello scontrino fiscale, si notava la maggiore disparità di trattamento. Sicuramente non è stata intenzione del legislatore operare una effettiva disparità di trattamento tra le due categorie di enti, ma il dato è frutto di un certo scollegamento nella trattazione di argomenti minori tra aree nazionali e regionali, nell'ambito della norma quadro.(S.C.
Smembrare o non smembrare?
Smembrare o non smembrare? A questo sembra ridursi per taluno il problema del Corpo forestale dello Stato, ripropostosi dopo tante polemiche con il decreto istitutivo del nuovo Ministero per le industrie alimentari .
Esemplare al riguardo è il numero di settembre di ALI notizie della Lipu. Già nell'editoriale di Mario Pastore si mette in guardia dal pericolo di "smembrare" il benemerito Corpo forestale dello Stato . Una mozione votata dall'assemblea della Lipu chiede perciò, senza però indicarne la dislocazione, che "il CFS sia rafforzato per evitarne la deprofessionalizzazione e soprattutto per evitare che si ponga fine a tutte quelle iniziative di lotta al bracconaggio ... e di tutela e gestione di aree protette".
A rincarare ulteriormente la dose ci pensa infine Stefano Allavena (dirigente del CFS) il quale se la prende in particolare con il WWF che con la sua proposta, "che fa acqua da tutte le parti", vorrebbe far scomparire il Corpo che attualmente gestisce 300.000 ettari di aree protette e costituisce l unico baluardo contro l'uccisione di uccelli rapaci, non chè un "fondamentale punto di riferimento della magistratura per l applicazione delle più importanti leggi sulla tutela dell'ambiente".
Cerchiamo di capire dove queste valutazioni e paure fanno davvero acqua, nel senso che o danno corpo a fantasmi od omettono aspetti fondamentali. Sorvoliamo pure sulle amplificazioni retoriche ma assai ricorrenti, prima fra tutte quella della benemerenza. E tralasciamo anche le vocazioni ambientali" del Corpo di cui parla Allavena che non ci dice però, ad esempio, perchè i suoi ufficiali si siano pronunciati addirittura per il passaggio al Ministero degli Interni piuttosto che a quello, da taluni ipotizzato, dell'Ambiente. Né ci dice perchè la tutela e persino la gestione delle aree protette dovrebbero essere ancora affidate ad un corpo militare .
Ma il punto vero è un altro. Chi si oppone alla regionalizzazione lo fa lasciando intendere che questo significhi fare tante piccole aziende dove oggi ce n'è una.
Insomma meglio una che diciannove. Ma la tutela e soprattutto la gestione delle aree protette dopo l'approvazione della L. 394 e la soppressione del Ministero della Marina Mercantile, che finalmente supera la divisione tra terra e mare unificando i due comparti nel Ministero dell'Ambiente, richiede un ripensamento generale innanzitutto della vigilanza . Sorprende, ad esempio, che la Lipu e Allavena, quando parlano di lotta al bracconaggio, ignorino che a condurla da anni e con successo ci siano anche tanti guardaparco non forestali. Così come tanti guardaparco nazionali e regionali siano impegnati contro l'abusivismo edilizio e non solo.
Si badi bene:L'omissione non è grave soltanto perchè disconosce 'benemerenze" che, quando riferite al CFS, sono invece esaltate e ingigantite. Il fatto più serio è un altro, e se non stupisce che sfugga ad Allavena, sorprende che non sia colto dalla Lipu; ci riferiamo al tipo di vigilanza di cui c è bisogno oggi in un'area protetta. Per quanto importante sia la lotta al bracconaggio, ben più complessi e variegati sono oggi i reati" con i quali ci si deve misurare nella gestione di un'area protetta, che proprio per questo viene affidata dalla legge ad un organo amministrativo e tecnico e non ad un "corpo" o ad un'azienda. Oggi parchi e riserve debbono essere gestiti in base a ben due piani e questo comporta una struttura operativa complessa e non imperniata esclusivamente sulla vigilanza. Ecco perchè è necessario regionalizzare il CFS. Passando il personale alle Regioni esso potrà e dovrà essere non più come un corpo separato e militarizzato, immesso,con le sue competenze ed esperienze, in una gestione molto più specializzata e impegnativa di quella tradizionale". Lungi dal trattarsi quindi di un impoverimento", di una dispersione di professionalità faticosamente acquisite negli anni, esso può costituire un "arricchimento" anche per il personale del CFS come per quello proveniente da altre esperienze e che oggi (ad esempio un certo personale delle capitanerie di porto) può essere immesso nel delicato lavoro dei parchi.
Nelle Regioni ove già esiste e funziona un sistema regionale e nazionale di aree protette ciò potrà rafforzare e aiutare quanto si sta facendo. Nelle Regioni dove questo sistema di parchi non esiste ancora, l' arrivo di nuovo personale "specializzato" potrà risultare di stimolo per cominciare a fare qualcosa di serio.
Solo se si evitano "semplificazioni" di comodo o dovute a visioni superate e anguste del carattere della "protezione" oggi, i problemi potranno essere risolti al meglio. (R.M.)
Una legge regionale per l'Alta Via dei Monti Liguri
La Regione Liguria ha emanato la legge regionale 25.1.1993, n. 5 "Individuazione dell'itinerario escursionistico denominato "Alta Via dei Monti Liguri" e disciplina delle relative attrezzature".
L'Alta Via dei Monti Liguri è l'itinerario escursionistico che percorre lo spartiacque tirrenico-padano da Ventimiglia a Ceparana (SP),costituendo un'unica grande balconata di circa 440 chilometri che delimita tutto il versante costiero della Liguria.
I motivi di interesse di questo itinerario non sono limitati al solo effetto panoramico" o a quello meramente escursionistico: percorrendo l'Alta Via si attraversano ancora località di particolare bellezza e di specifico valore naturalistico, storico, etnografico in ambienti che costituiscono occasione di conoscenza e di arricchimento culturale per i giovani e per i meno giovani.
L'Alta Via costituisce quindi un collegamento tra queste zone di inestimabile bellezza tra cui emergono, almeno per la particolarità degli ecosistemi che ne fanno parte, le aree protette regionali del Monte Beigua e dell'Avedo non chè il progettato Parco regionale delle Alpi Liguri con i primi gruppi di camosci che si spingono verso sud dal Parco dell'Argentera e la Riserva dell'Adelasia in cui si possono ammirare, unici in Liguria, i caprioli.
L'importanza e la popolarità dell'itinerario è andata crescendo negli ultimi anni grazie alla promozione dell'Unioncamere Liguri, al lavoro svolto dalle associazioni escursionistiche ed in particolare da CAI e FIE e al fatto, non meno importante, che esso costituisce l'asse portante dell'itinerario europeo "E l".
Detto itinerario scende dal freddo mare del nord alle calde acque della Liguria proseguendo il suo percorso fino all'Appennino Umbro per raggiungere, si spera tra non molto, la punta estrema della penisola.
In questo contesto si sono inseriti, dopo un lungo ed accurato lavoro di rilevamento effettuato dai volontari del CAI e della FIE, il progetto PIM "Alta Via dei Monti Liguri" e, ad opportuno coronomanto, il testo di legge che garantisce la continuità delle iniziative intraprese con il progetto PIM e costituisce il necessario supporto legislativo.
La legge regionale intende promuovere la conoscenza del principale itinerario escursionistico della nostra regione, regolamentarne la fruizione, oltre a garantire la tutela e la riqualificazione dell'ambiente naturale e dei valori storico-architettonici ad esso connessi.
Per tutto il percorso dell'Alta Via dei Monti Liguri e dei principali sentieri di collegamento sono state inserite norme di comportamento rivolte a tutti i fruitori dell'itinerario per inibire attività o comportamenti che possono danneggiare il percorso e l'ambiente, come l'abbandono di rifiuti, il transito dei mezzi fuoristrada e comunque per indurre in chi percorre o sosta su tale itinerario un maggiore rispetto per l'ambiente circostante .
A tale scopo la legge affronta il problema dei controlli sull'osservanza delle norme di comportamento introducendo sanzioni pecuniarie in relazione alla diversa natura delle infrazioni ed individuando i soggetti preposti alla vigilanza.
La gestione e la manutenzione dell'itinerario e delle relative strutture di appoggio saranno affidate all'Associazione A.V.M.L., istituita ad hoc che svolgerà tutti i compiti necessari al raggiungimento delle finalità prefisse dalla legge.
L'Associazione potrà utilizzare, per gli interventi di manutenzione dell'itinerario e delle relative strutture, i proventi derivanti dalla gestione dei servizi connessi alla fruizione dell'itinerario non chè i finanziamenti PIM relativi al progetto precedentemente citato.
Alla Giunta regionale spetterà il controllo e la successiva approvazione dei programmi redatti dalla suddetta Associazione.
In attuazione a quanto disposto nell'ambito del progetto PIM "Alta Via dei Monti Liguri", sono in atto i lavori di installazione dei cartelli segnaletici a cura delle locali sezioni del CAI e della FIE
Tali opere concludono la prima fase di interventi destinati alla rete viaria pedonale affidati dalla Giunta regionale al volontariato dei gruppi escursionistici coordinati dal Comitato CAI-FIE per l'Alta Via dei Monti Liguri.
La segnaletica è stata realizzata su progettazione dell'Ufficio parchi della Regione Liguria ed è mirata al raggiungimento degli obiettivi di tutela, fruizione ed educazione ambientale, proponendosi come strumento di unificazione di immagine, di normalizzazione e codificazione unitaria delle norme di comportamento.
Oltre ai circa 300 cartelli di comportamento e di descrizione dell'itinerario verranno messe in opera targhette segnavia in metallo riproducenti l' ormai nota bandierina a strisce verticali rosso-bianco-rosso con la sigla "AV" al centro.
Sempre in attuazione del progetto PIM avranno inizio nei prossimi mesi gli interventi di recupero dei rifugi escursionistici individuati nei "Posti tappa A.V.M.L.".
In tal modo si costituiranno le premesse per la creazione di una rete di strutture ricettive connesse alla fruizione dell'A.V.M.L. più completa e diffusa sul territorio regionale.
In ultimo si evidenzia il ruolo propedeutico che il testo di legge potrà assumere in vista di una futura legge-quadro generale ed organica sull'escursionismo, necessaria per il potenziamento e il riordino dell'intero settore.
Film festival internazionale montagna esplorazione di Trento
Agli operatori dei parchi ed ai nostri abituali lettori ci permettiamo di segnalare la carta di identità - dopo quella del Centro di documentazione di aree protette di Sondrio - della rassegna cinematografica di Trento, anche se i temi di questo importante appuntamento internazionale non precisamente i parchi, ma le montagne. L'osmosi però fra parco e montagna è tale che gran parte dei films presentati in quarantuno anni di attività del Film Festival hanno al centro il rapporto uomo-ambiente montano e la sottolineatura marcata dell'esigenza della salvaguardia ambientale, culturale e sociale del territorio montano e delle popolazioni che vi abitano. La prima edizione del Film Festival di Trento si è svolta nel lontano 1952 e si può considerare perciò il pioniere delle montagne cinematografiche italiane specializzate e vanta un primato nella presentazione di opere sulla tutela dell'ambiente. Il primo premio fu assegnato a un capolavoro di Samivel "Cimes et merveilles" qui Haroun Tazief ha fatto scoprire gli infernali segreti dei vulcani ("Le rendez-vous du diable", "L'exploration du volcan Niragongo") e sono stati visti in anteprima i documentari sempre più numerosi e splendidi sul mondo incontaminato delle grotte e le straordinarie gesta degli speleologi. A Trento hanno portato straordinari documenti cinematografici Jean Jacques Cousteau e il belga Pierre Levie ("La grande barriére de corail", 1970) Da diversi anni ampia è la diffusione di documentari televisivi sull'esplorazione naturalistica e la vita degli animali.
Trento ha quasi sempre anticipato le nuove tendenze premiando nel 1969 il meraviglioso affresco sugli animali in estinzione del francese Christian Luber e opere memorabili come "Morte di uno stambecco", "Per amore di un' aquila", "Morte di una leggenda (il lupo), "Il Panda"; e quelle di Michel Strombino sull'avifauna delle Alpi.
Il Festival, che pure ha offerto importanti retrospettive dedicate a Trenker, Casara, Fanck, Flaherty e Ziguridi, è un costante punto di riferimento per l'evoluzione dell'alpinismo mondiale e, non a caso, il CAI è una delle anime istituzionali della rassegna insieme al Comune di Trento. Molti personaggi famosi dell'alpinismo mondiale sono stati presenti agli appuntamenti trentini: da Sir Edmund Hillary a Maurice Herzog, da Achille Compagnoni a Riccardo Cassina, Toni Hiebrelez, René Desmaison, Carlo Mauri e Reinhold Messner.
Non sono mancati i giovani campioni come Renato Casarotto e Stefano De Benedetti, gli sciatori estremi Vallençant e Sandan; Patrik Edlinger e Catherine Destivelle, Escoppier e Profit.
Ed ancora gli scoiattoli di Cortina e i ragni di Lecco e via via sino a Jerzy Kukuzcka, secondo uomo dopo Messner a salire tutti i 14 "ottomila" della Tessa e tragicamente scomparso .
Probabilmente, al di là degli aspetti spettacolari, il futuro del cinema di montagna è affidato alla possibilità di creare opere di largo respiro, con buone sceneggiature e impianti narrativi che privilegiano storie di situazioni umane.
Del resto una delle manifestazioni culturali più durature e significative, che affiancano il Film Festival, è senz'altro "11 Premio ITAS di letteratura di Montagna" istituito nel 1971 e presieduto da Mario Rigoni Stern.
Si tratta di un riconoscimento ambito e prestigioso, unico nel suo genere, che ha rivelato al grosso pubblico opere importanti, ha stimolato l'interesse degli autori che degli editori per aspetti della montagna anche poco conosciuti o addirittura mai in precedenza studiati.
A tutto ciò dal 1987 si aggiunge La Rassegna internazionale dell editoria di montagna, una esposizione di gran parte dei volumi e delle riviste pubblicate dalle case editrici italiane ed europee aventi come tema principale la montagna.
Nell'edizione 1993 erano presenti all'appuntamento trentino ben 330 volumi, 70 riviste e periodici dedicati alle problematiche della montagna e 250 editori di ben 24 nazioni.
Il Gran premio Genziana d'oro del 41 ° Film festival internazionale è stato assegnato al regista australiano Michael Dillon con l'opera "Everest-Sea to summit".
Riconoscimenti speciali all'autore italiano Heinz Maria con il "Ritorno al silenzio e, infine, per la migliore fotografia, "Les oiseaux des forets" dello svizzero Michel Strobino.
Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere al Centro S. Chiara di Trento (Via S. Croce 67, Tel. 0451-986120 e 986488). (O B.)
E' tempo di un nuovo associazionismo dei parchi
L'associazionismo delle aree protette in questi anni è notevolmente cresciuto. Se fino a qualche anno fa il compito di far sentire la voce dei parchi, in un clima di diffusa indifferenza quando non di aperta ostilità, fu assolto con coraggio e lucidità da singole personalità impegnate nei pochissimi territori protetti esistenti, oggi per fortuna le cose sono cambiate.
L'istituzione di numerosi parchi e riserve, soprattutto regionali, ha consentito e consigliato la costituzione di un coordinamento nazionale al quale aderiscono circa 60 aree protette.
Questa associazione si è dotata di una rivista, svolge una apprezzata attività politica e promozionale oltrechè formativa in un campo nel quale ormai sono impegnati centinaia di amministratori e di operatori. Ignorare tutto questo e pensare che le cose siano rimaste ferme agli anni in cui tutto ruotava intorno a qualche parco e direttore, i cui meriti sono indiscutibili, è davvero un imperdonabile errore prima ancora che un peccato di presunzione e una sconcertante manifestazione di miopia.
Ecco perché abbiamo provato persino imbarazzo nel leggere la circolare" con la quale il Comitato parchi nazionali nel manifestare l'esigenza di un salto di qualità nel lavoro, ribadisce che le cariche resteranno affidate" a Franco Tassi (coordinatore) e Flavia Caruso (segretaria), mentre l'organigramma dei collaboratori verrà diffuso successivamente" .
La sede effettiva, inutile dirlo, rimane al Parco nazionale d'Abruzzo. Intendiamoci: se persino il Comitato parchi nazionali ha sentito il bisogno di far sapere che occorre per il futuro operare con maggiore "efficacia e snellezza", è anch'essa una conferma che oggi non bastano i titoli acquisiti meritatamente nel passato.
Sconcerta però che a questa ammissione non segua un coerente riconoscimento che i tempi sono cambiati, che l'associazionismo delle aree protette è fortunatamente cresciuto e si è fortemente irrobustito essendo oggi perfettamente in grado di camminare con gambe proprie e nuove. Che senso ha oggi riproporre un modello e una formula che hanno fatto ormai il loro tempo e che appaiono dettati esclusivamente dalla volontà di conservare nostalgicamente un ruolo personale che ben altro peso potrebbe avere se sapesse e volesse raccordarsi con quanto ( e non è poco) è avvenuto nel frattempo nel Paese.
Anche i protagonisti di grandi battaglie possono diventare un pò anacronistici se non sanno camminare con il loro tempo. (R.M.)
Il Parco regionale dei Nebrodi
85 mila ettari, uno dei Parchi più estesi d'Europa. Quello dei Nebrodi, istituito dall'assessore al Territorio ed Ambiente Giovanni Burtone, è il terzo Parco della Sicilia, dopo l'Etna e Madonie.
Diviso in zona A di riserva integrale (26.500 ettari); in zona B di riserva generale (44.500 ettari ); in zona C di protezione (9 in tutto per circa 750 ettari); ed in zona D di controllo (13.000 ettari), il Parco dei Nebrodi ha avuto un lungo e travagliato periodo di gestazione .
Con la sua istituzione e con la nomina di Marcello Fecarotti a commissario straordinario, si avvia la fase operativa che dovrà cercare di recuperare il tempo perduto.
La fase più delicata è proprio quella iniziale, quando si dovrà cercare il consenso delle popolazioni residenti, delle amministrazioni locali, delle associazioni professionali agricole oltre che quello, più scontato, delle associazioni ambientaliste. Al Parco, infatti, la gente dei Nebrodi si è opposta per lunghi anni adesso è intendimento del commissario Fecarotti dimostrare, legge e regolamento del Parco alla mano, che l'istituzione dell'area protetta potrà consentire un nuovo sviluppo della zona. Il Parco dei Nebrodi è caratterizzato da una presenza, secolare, degli allevatori e degli agricoltori che considerano quei boschi bellissimi affidati alla loro "tutela". Il regolamento approvato dall'assessorato ha inteso mantenere la loro presenza nei boschi pur regolamentandola rigorosamente e salvaguardando le zone in cui le attività umane risultino incompatibili con le finalità del Parco.
Dal punto di vista naturalistico il Parco dei Nebrodi è particolarmente ricco e interessante. La zona A comprende soprattutto le faggete, le uniche stazioni siciliane di tasso (Taxus baccata), le zone umide e alcuni tratti di corsi d'acqua e interessa la parte centrale del Parco, con il lago Biviere, il Monte Soro e le ampie zone circostanti. Ed è proprio in questa parte del Parco, nel suo "cuore", che tanto la flora che la fauna mostrano il loro volto più bello e suggestivo. Sulle pareti della Rocca del Brasto, che sovrasta Alcara Li Fusi, nidificano ancora le pochissime aquile reali, ultimi esemplari di una specie che in Sicilia è stata sterminata dai bracconieri e che il Parco potrà difendere.
Il Parco dei Nebrodi interessa il territorio di 21 Comuni appartenenti alle Province di Messina, Catania ed Enna. Si tratta di Caronia (sede del Parco), Alcara Li Fusi (dove hanno sede uffici decentrati del Parco), Cesarò, Floresta, San Fratello, Capizzi, Mistretta, Sant'Agata di Militello, Santo Stefano di Camastra, San Teodolo, Militello Rosmarino, Longi, Santa Domenica Vittoria, Tortorici, Ucria, Galati Mamertino, San Marco D'Alunzio (ME); Bronte, Randazzo, Maniace (CT) e Cerami (EN).
Novità per i direttori dei parchi
Con due recenti decreti il Ministero per l'Ambiente ha attivato una importante fase di attuazione della legge 394/91, ovvero quella riguardante la figura del direttore di parco, prevista con l'art. 9, comma 11.
Come previsto nella legge-quadro sulle aree protette il direttore può esse nominato dal Ministero per l'Ambiente attraverso tre diverse procedure: la prima avviene attraverso pubblico concorso per titoli ed esami di dirigente superiore del ruolo speciale di "Direttore di parco"; la seconda attraverso la stipula di contratti di tipo privato con soggetti iscritti ad un apposito elenco; la terza, da applicarsi in fase di prima applicazione della legge, sempre con contratto di tipo privato con esperti in materie naturalistico-ambientali, anche non iscritti all elenco di cui al punto precedente.
Tre diverse possibilità per altrettante diverse aree di provenienza di "figure" tecniche. Nel primo caso la possibilità è riservata a chi è già possessore della qualifica di dirigente nella pubblica amministrazione; il secondo riguarda figure tecniche, non necessariamente inserite nella pubblica amministrazione, ma con curriculum adeguati; infine la terza soluzione, una sorta di varie ed eventuali", con ampie facoltà discrezionali da parte del Ministero.
Con D.M. del 28 giugno 1993, pubblicato sulla G.U. n. 156 del 6 luglio 1993, è stato istituito l'elenco degli idonei all'esercizio dell'attività di direttore di parco presso il Servizio conservazione natura del Ministero. Il decreto ha così attuato la seconda delle soluzioni previste dalla legge 394, aprendo ai laureati in materie naturalisticoambientali la possibilità di essere annoverati nell'elenco, entro cui, teoricamente, il Ministero potrà attingere per la nomina di direttore. In fase di prima applicazione la scadenza per l'invio delle domande è stata fissata per il 5 settembre 1993.
Con successivo atto legislativo, ovvero il D C.M.6 agosto 1993, pubblicato sulla G.U. n. 193 dell' 8 agosto 1993, il Ministero ha attuato anche l'altro impegno previsto dalla legge 394 in materia di direttori: l'istituzione del ruolo speciale, definendo quindi i termini della prima delle tre ipotesi contenute nel comma 11 dell'art. 9.
Il decreto, oltre a prevedere l'istituzione del ruolo (art. l ), fissa le modalità di accesso al concorso per gli aventi titolo, ovvero i dipendenti di pubbliche amministrazioni, laureati, con anzianità superiore ai cinque anni, ovvero coloro i quali abbiano svolto per almeno cinque anni l'attività di direttore di parco in base a contratti di tipo privato ai sensi della stessa 394. Infine si quantificano i posti a disposizione per il "ruolo": 19. Ricordiamo che tra parchi nazionali preesistenti alla legge 394 e quelli da essa istituiti, il totale delle aree parco di interesse nazionale ammonta a sedici.
Con questi decreti si dà continuità, almeno sulla carta, alla legge-quadro, e si definiscono normativamente i perimetri per una figura chiave nella vita di un parco. La speranza è che i criteri di selezione che verranno adottati, sia per il ruolo che per l'elenco, portino all'individuazione di figure tecniche la cui preparazione, ma soprattutto esperienza di lavoro, siano effettivamente pertinenti al delicato incarico da ricoprire. (S.C.).
"Europei" i parchi dell' Argentera e del Mercantour
Il Parco, tramite il Ministero dell'Ambiente, ha presentato la propria candidatura, nel 1992, al Consiglio d'Europa. La stessa procedura è stata seguita dal confinante Parco Nazionale del Mercantour, con l'intento di ottenere il riconoscimento per le due aree protette legate, oltreché territorialmente e storicamente, da una collaborazione continuativa e specifica. La richiesta, accompagnata da un dossier sul Parco, è stata illustrata, dal direttore dottor Patrizia Rossi, nel febbraio 1992 a Strasburgo.
Nell'agosto scorso le aree protette sono state visitate da una delegazione di esperti; ne facevano parte il professor Albert Fromen dell'Università di Liegi (Belgio), accompagnato dal dottor Hector Haccourt del Segretariato generale del Consiglio d'Europa; era inoltre presente l'ingegner Massimo Gobbi per il Ministero dell'Ambiente italiano.
Durante il soggiorno la delegazione ha visitato numerose località del Parco, le sue strutture, gli impianti Enel, ed ha incontrato il presidente del Parco Riccardo Mucciarelli e gli amministratori dell'Ente, i sindaci di Valdieri, Entracque ed Aisone, gli amministratori locali, i rappresentanti delle associazioni ambientalistiche e delle università.
La relazione del professor Froment è stata presentata il 4 febbraio scorso al Comitato degli esperti, che si è espresso favorevolmente .
Il 3 maggio il Comitato dei Ministri accorda al Parco naturale Argentera ed anche a quello del Mercantour il Diploma nella categoria A, prevista per le zone con una protezione più rigorosa.
Sabato 16 ottobre, nel Parco naturale Argentera, in località Terme di Valdieri, si terrà la cerimonia di consegna delle onorificenze da parte del signor Ferdinando Albanese, direttore Protezione natura e Poteri locali del Consiglio d'Europa, alla presenza delle autorità italiane e francesi.
Il Diploma europeo per la salvaguardia della natura
Il Diploma europeo viene attribuito ai parchi, alle riserve, ai siti naturali che hanno particolare pregio dal punto di vista naturalistico ed ambientale ai quali viene garantita una protezione adeguata per la loro conservazione. Inoltre per l'assegnazione dell'onorificenza vengono tenute in conto le peculiarità scientiche, culturali e le attività di svago. Il Diploma è stato istituito nel 1965 dal Comitato dei Ministri d'Europa, che ha sede a Strasburgo, ed a cui aderiscono ventisei Paesi . Fanno parte del Comitato i Ministri degli Esteri e l'Assemblea Parlamentare, composta dai delegati dei Parlamenti delle nazioni aderenti.
Il riconoscimento, di alto valore e prestigio, accompagnato da alcune raccomandazioni per il miglioramento dell'area designata, dà il patrocinio del Consiglio d'Europa per cinque anni, che può essere rinnovato previa verifica delle indicazioni date e nuova valutazione della Commissione degli esperti.
Il titolo viene assegnato solo alle aree che rappresentano un interesse internazionale europeo. Lo hanno ricevuto in Italia il Parco nazionale d'Abruzzo nel 1967, la Riserva naturale integrale di Sasso Fratino nel 1985, la Riserva integrale naturale dell'isola di Montecristo nel 1988 e il Parco naturale regionale della Maremma nel 1992.
Per ulteriori informazioni:
Regione Piemonte, Parco naturale Argentera,Corso Dante Livio Bianco 5, 12010
Valdieri (CN)
tel. (0171) 97.397, fax (0171) 97.542.
150 numeri di "Piemonte Parchi"
Cinquanta numeri, dieci anni di pubblicazioni, Piemonte Parchi, rivista di divulgazione naturalistica e di informazione sulle aree protette nasce nel 1983. La politica dell'istituzione dei parchi da parte della Regione ha pochi anni di vita e l'Assessorato Parchi pensa a questo strumento informativo (tiratura 50 mila copie inviate gratuitamente a scuole, enti e privati) come prezioso sostegno della creazione di aree protette. La rivista, che si avvale della collaborazione di esperti nei vari campi naturalistici ed ambientali, fornisce informazioni sulle attività, presenta ed illustra le aree che via via vengono istituite, completa l'informazione con articoli di divulgazione naturalistica. Il suo successo cresce con il tempo fino a diventare uno strumento utilissimo di supporto all'attività politico-amministrativa.
L'identikit del lettore di Piemonte Parchi può costituire un'ipotesi del "fruitore medio" delle aree protette.
Prevalentemente maschio (68,3%) con un'età dai 25 ai 40 anni (46%), un lettore su tre (30,8%) ha un'età tra i 40 ed i 60 anni. Mancano dunque i giovani (tra i 15 ed i 25 anni sono l' 11 per cento) ed i giovanissimi che rappresentano soltanto il 4%.
Un lettore su tre è impiegato (31,7%), mentre gli insegnanti sono il 17 per cento e gli studenti il 15 per cento; pensionati, operai e liberi professionisti costituiscono il 20 per cento degli abbonati.
I lettori di Piemonte Parchi sono anche degli attivi sportivi 4 su 5 fanno abitualmente passeggiate, mentre un terzo pratica il trekking ed uno su quattro (il 26 per cento) il cicloturismo. Molto praticato lo sci nelle sue varie forme: il 29 per cento quello da discesa, il 26 quello di fondo e l'8 per cento lo sci alpinismo.
Leggono Piemonte Parchi, ma non soltanto. Uno su due integra la lettura della rivista con Airone (il 54%), il 15 per cento con quella di Oasis e quasi il 18 per cento leggeva (il rilevamento risale al '90) anche Natura Oggi. Amanti della natura dunque, ma anche interessati al turismo uno su tre (28%) infatti legge Qui Touring ed il 17 per cento Bell'Italia.
E un lettore puntiglioso: per il 90 per cento legge sempre la rivista; quasi la metà legge tutti gli articoli di ogni numero (46%) ed il 56 per cento ne legge 'più d'uno".
Ovviamente l'interesse maggiorava per l'informazione sui parchi (72%) anche se il 65% è interessato all'informazione naturalistica in genere. Un pubblico stufo di pubblicità: il 63 percento è contrario al suo inserimento; percentuale che scende di poco (56%) anche se questo significasse un arricchimento della rivista.
L'81 per cento ha visitato un parco in seguito alla lettura della rivista. Visite che avvengono prevalentemente (91 per cento) effettuate da soli od in compagnia di qualche amico o parente.
La formula vincente della rivista sembra essere: assenza di pubblicità, informazione istituzionale essenziale, per certi versi la sua "modestia (32 pagine) in un mondo ridondante di carta patinata.
Oggi, a fronte di una situazione economica degli enti pubblici che richiede la massima razzionalizazione delle risorse, Piemonte Parchi dopo essere stata la prima ed unica rivista di un ente pubblico si misura sul terreno del mercato".
Continuerà infatti ad essere inviata gratuitamente a scuole, biblioteche ed enti mentre ai privati viene chiesto un abbonamento a duemila lire a numero.
Un ultimo dato completa la dimensione "economica" della rivista: finora per Piemonte Parchi le risorse utilizzate rappresentavano il 20 per cento di quelle dedicate dall'Ente agli strumenti di informazione e pari allo 0,2 per mille del bilancio complessivo regionale. |