Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 54



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Europa

Politica Ambientale dell’Unione Europea

La tutela dell’ambiente è essenziale per la qualità di vita delle generazioni presenti e future. La sfida sta nel combinare tale tutela con le esigenze di un’economia in continua crescita – in modo sostenibile e nel lungo periodo. A fronte dei cambiamenti climatici, questa sfida si acuisce ancora di più.

La politica ambientale dell’Unione europea si basa sulla convinzione che norme ambientali rigorose stimolino l’innovazione e le opportunità imprenditoriali, come anche le politiche economiche, industriali, sociali e ambientali debbano essere strettamente integrate e in questo contesto diventa urgente più che mai mostrare e dimostrare il ruolo strategico delle Aree Protette.
Il nostro futuro, la nostra scelta.
La pietra angolare della politica ambientale dell’UE è il programma d’azione “Ambiente 2010: il nostro futuro, la nostra scelta”, incentrato sui seguenti aspetti:
• cambiamenti climatici e riscaldamento globale;
• habitat naturali, flora e fauna selvatiche;
• ambiente e salute;
• risorse naturali e gestione dei rifiuti.
L’attenzione di questo programma d’azione per gli anni restanti è rivolta ai seguenti aspetti: lotta all’aumento delle emissioni globali di gas serra e alla perdita continua di biodiversità; desertificazione; deforestazione; minacce per il suolo; l’incidenza sempre elevata dell’inquinamento sulla salute pubblica e sull’ambiente; il crescente quantitativo di rifiuti; la sempre maggiore “impronta ecologica” dell’UE.
L’UE è al tempo stesso impegnata a rafforzare la sua leadership mondiale in vari campi, quali i cambiamenti climatici, la biodiversità e l’uso sostenibile delle risorse: dalla produzione al consumo, fino allo smaltimento. Un ruolo di spicco nella conservazione dell’ambiente è compatibile con la crescita e la creazione di posti di lavoro, in quanto la leadership nei settori ecoinnovazione ed ecotecnologie favorisce sia l’una che l’altra.
Il risanamento delle condizioni ambientali è fondamentale per la nostra salute.
Lotta ai cambiamenti climatici.
L’obiettivo della politica dell’UE in materia di cambiamenti climatici è contenere l’innalzamento della temperatura media mondiale al di sotto dei 2° C rispetto ai livelli dell’epoca pre-industriale. Per realizzarlo concretamente è necessaria una combinazione di vari fattori: il risparmio energetico, l’uso più razionale dell’energia in qualsiasi settore (dalle apparecchiature elettriche alle automobili) ed il passaggio su larga scala a fonti di energia rinnovabili.
Una delle prime misure per ridurre le emissioni è stata l’introduzione del primo sistema mondiale di scambi di quote di emissione. Con la firma del protocollo di Kyoto, l’UE si è impegnata a ridurre le emissioni di gas serra dell’8% rispetto ai livelli del 1990 nel periodo che intercorre tra il 2008 e il 2012. I governi dell’UE assegnano quote di emissione alle singole imprese industriali ed energetiche per limitare le loro emissioni di biossido di carbonio, il principale gas serra. Le imprese che non utilizzano l’intera quota a loro disposizione possono vendere la parte restante ad altre che invece, oltrepassando la propria, rischierebbero pesanti ammende per mancato rispetto della soglia di emissione.
La Commissione intende estendere il sistema di scambio delle quote di emissione ai voli aerei all’interno dell’UE a partire dal 2011 e ai voli da e per l’UE a partire dal 2012. Le compagnie aeree sono responsabili del 3% circa delle emissioni di gas serra, ma tale percentuale è in rapida ascesa.
Gli obblighi derivanti dal protocollo di Kyoto sono in vigore fino al 2012, ma sono già in corso le consultazioni sulle politiche da condurre in materia di cambiamenti climatici dopo tale scadenza. L’UE intende ridurre le emissioni in molteplici settori, tra cui l’edilizia e i trasporti, e mira ad assumere un ruolo di spicco a livello mondiale per quanto concerne gli impegni volti a ridurre le emissioni.
La Commissione europea ha definito una strategia di adattamento ai cambiamenti climatici basata sui seguenti elementi:
• azioni preventive tese a sviluppare strategie nei settori per i quali le conoscenze attuali risultano sufficienti;
• integrazione delle esigenze di adattamento globali nelle relazioni esterne dell’UE e creazione di nuove forme di collaborazione con partner di tutto il mondo;
• riduzione delle lacune conoscitive grazie allo scambio di informazioni e alla ricerca in ambito UE;
• strategie ed azioni coordinate.
Il contesto più ampio.
I cambiamenti climatici non possono e non devono far scendere in secondo piano le altre problematiche ambientali. Esistono cosiddette “strategie tematiche” che affrontano settori quali l’inquinamento atmosferico, la prevenzione dei rifiuti, il riciclaggio, l’ambiente marino, il suolo, i pesticidi, l’utilizzo delle risorse e l’ambiente urbano. Tali strategie fissano precisi obiettivi per il futuro; semplificano e chiariscono la legislazione vigente; formulano, se necessario, ulteriori proposte legislative.
Altri obiettivi chiave per la Commissione europea sono:
• applicare la legislazione esistente in materia ambientale;
• tenere conto dell’impatto ambientale in tutte le politiche comunitarie;
• coinvolgere direttamente le imprese e i consumatori nella formulazione delle politiche;
• fornire ai cittadini le informazioni necessarie per compiere scelte rispettose dell’ambiente;
• sensibilizzare l’opinione pubblica all’importanza di un uso adeguato del territorio.
Equilibrio tra tutela ambientale ed
esigenze di competitività.
Queste politiche possono far leva su un sistema globale di tutela ambientale per combattere problemi di varia natura: rumore, rifiuti, sostanze chimiche, gas di scarico delle automobili, acque di balneazione, meccanismi di intervento per far fronte a catastrofi ambientali. Tali politiche sono frutto di oltre 30 anni di politica ambientale comunitaria. Nel corso del tempo si è assistito ad un cambio di priorità: se prima ci si limitava semplicemente a fissare standard per i prodotti esistenti, l’accento è stato spostato verso la promozione dell’uso di fonti alternative, per loro stessa natura più rispettose dell’ambiente. Sono stati inoltre stabiliti degli obblighi per garantire che già nella fase di progettazione del prodotto si prenda in considerazione il modo in cui verrà riciclato una volta giunto al termine del suo ciclo di vita.
L’obiettivo è quello di offrire un livello di protezione il più possibile equivalente in tutta l’UE, mantenendo un’opportuna flessibilità per tener conto delle situazioni locali e raggiungendo un equilibrio tra la tutela ambientale e le esigenze di competitività delle imprese a livello internazionale.
Da tale approccio è scaturito un accordo su un unico sistema di registrazione, valutazione e autorizzazione, denominato REACH. La nuova Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA), con sede a Helsinki, comincerà ad accettare registrazioni a partire dal 1° giugno 2008. Questo nuovo sistema garantirà una maggiore tutela della salute e della sicurezza dei cittadini e preserverà più adeguatamente la biodiversità, senza tuttavia imporre all’industria una regolamentazione eccessivamente gravosa.
Tutte le politiche del settore si basano sul principio “chi inquina paga”. Il pagamento può consistere nell’obbligo di realizzare gli investimenti necessari per rispettare standard più elevati, o di provvedere al ritiro, riciclaggio o smaltimento dei prodotti dopo l’uso, o ancora risultare in una tassa a carico delle imprese o dei consumatori che utilizzano prodotti non ecologici, come alcuni tipi di imballaggio.
Quando i rischi ambientali sono solo potenziali, più che comprovati, la Commissione europea applica il cosiddetto “principio di precauzione”, propone cioè misure cautelari se il rischio sembra essere reale, anche in assenza di certezze scientifiche assolute.
Il sistema del marchio di qualità ecologica aiuta i cittadini ad effettuare acquisti “ecologici” per una vasta gamma di beni e servizi. Grazie al sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS), le imprese e le società di servizi possono dimostrare di applicare standard ambientali elevati.
L’Agenzia europea dell’ambiente, con sede a Copenaghen, svolge il compito di controllare lo stato dell’ambiente e segnalare tempestivamente alle istituzioni europee i problemi che si profilano.
Finanziamenti per la tutela
dell’ambiente.
Le ricerche in materia ambientale e i programmi a tutela degli habitat naturali e dell’ambiente ricevono finanziamenti consistenti nell’ambito di programmi specifici, programmi di ricerca promossi dall’UE e programmi di sviluppo regionale. LIFE+, un programma destinato espressamente a finanziare innovazioni e ricerche in campo ambientale, dispone di un bilancio di 2 miliardi di euro per il periodo 2007-2013. L’UE finanzia progetti di tutela ambientale anche nei paesi non membri.

Daniela Talamo