Biodiversità e clima passano da Siracusa: i parchi restano nell'ombra
Come abbiamo già scritto in queste pagine, il ruolo dell'Europa rimane di punta nella lotta ai cambiamenti climatici ed alla perdita di biodiversità e continua in tal senso il processo di avvicinamento all'importante meeting di Copenhagen di dicembre che dovrebbe delineare gli assetti globali del dopo Kyoto".
L'Italia, finora decisamente in coda al treno e con il freno tirato, ha voluto dare un segnale di risveglio organizzando in aprile, sotto la guida del Ministro Prestigiacomo, il G8 Ambiente a Siracusa: il quarto degli incontri ministeriali programmati dall'inizio dell'anno fino al Vertice che ormai si dà per certo sarà in Abruzzo. Oltre ai colleghi del G8 hanno preso parte all'incontro anche la Repubblica Ceca, Presidente di turno dell'Unione Europea e la Commissione Europea, i rappresentanti di Cina, India, Brasile, Messico, Indonesia, Sudafrica, Australia, Repubblica di Corea ed Egitto, nonché la Danimarca, che ospiterà appunto la Conferenza sul Clima delle Nazioni Unite il prossimo dicembre. Presenti anche alcune Organizzazioni Internazionali e i rappresentanti della società civile.
Pare non sia emerso nessun segnale eclatante o decisivo in materia di riduzione dei gas serra dall'incontro che è stato momento di confronto internazionale anche su utilizzo delle risorse e nuove tecnologie (ha preceduto il meeting un forum sulle tecnologie a basso contenuto di carbonio, tenutosi a Trieste), ma è emersa l'espressione di una volontà politica di impegnarsi sulla biodiversità in un nuovo documento: la Carta di Siracusa. Cinque pagine di punti per riconoscere il valore universale ed economico della diversità biologica del pianeta e per manifestare l'intento di avviare e promuovere molte azioni per il suo mantenimento e la sua conservazione.
C'è da sperare che questi punti non restino soltanto, come purtroppo siamo abituati a vedere in molte occasioni, una lista di buone intenzioni sulla carta.
E' comunque da riscontrare come positivo l'impegno su 4 fronti ben delineati (biodiversità e clima, biodiversità, economia e business, gestione della biodiversità e dei servizi ecosistemici e scienza,ricerca e politica), l'espressa volontà di sostenere e aiutare i Paesi in via di Sviluppo e la volontà di guardare al futuro con orizzonti non solo a breve termine, ma anche a medio e lungo termine.
Spicca, invece, in negativo il ruolo marginale cui le aree protette vengono relegate: una posizione non nuova e purtroppo direi sempre più diffusa anche a livello internazionale che non rende giustizia al fatto che proprio le aree protette siano state tra le prime e più attive istituzioni ad occuparsi di preservare gli ecosistemi del pianeta.
E' evidente però che il loro poco peso politico fa sì che sempre o quasi vengano dimenticate nei luoghi dove potrebbero trovare riconoscimento della loro attività e nuove energie e risorse per continuare una difficile missione.
Proprio in queste pagine abbiamo già più volte sottolineato l'assenza dei parchi dalle politiche comunitarie, anche laddove sarebbero le prime e dirette interessate.
La Carta di Siracusa non fa eccezione, l'unico passaggio in cui vengono menzionate è l'azione numero 15 in merito a Biodiversità, economia e business in cui ci si propone di «incrementare, promuovere e gestire efficacemente una rete protetta di aree marine e terrestri, al fine di favorire nuove opportunità economiche e di impiego, ed anche promuovere nuovi e innovativi meccanismi finanziari, come l'iniziativa Life Web». Belle parole che sembrano non tener conto e riconoscere il fatto che un tale sistema esista già sul nostro territorio nazionale ed europeo (ma si potrebbe tranquillamente dire mondiale) e che versi spesso in condizioni non proprio rosee proprio per la mancanza di un interesse ed una regia nazionale e internazionale capace di legare il lavoro di tanti piccole aree attive in un unico sistema, fornendogli gambe per camminare e voce per farsi sentire.
Speriamo quindi che il significato di questo punto sia anche quello di tornare a guardare con attenzione e fiducia al sistema dei parchi. Un atteggiamento che purtroppo non trova per ora riscontro, almeno nel nostro paese, se si guarda ai fatti ed alla difficile situazione in cui i parchi versano ormai da tempo. Non ultimo un preoccupante progetto di legge sulla riforma delle autonomie locali che vedeva addirittura, in un primo disegno, l'abrogazione di tutti gli enti parco nazionali e regionali. Una prescrizione assurda e contraria a tutto quanto sopra detto e dichiarato che sembra ancora permanere nelle mente del legislatore per i soli parchi regionali. Speriamo che le nostre Regioni siano in grado di reagire in merito ad un provvedimento che butterebbe nel cestino anni di faticoso lavoro di tante persone che nei parchi hanno creduto e continuano a credere.
Per chi fosse interessato ad una lettura integrale del testo della Carta di Siracusa, lo può trovare sul sito www.g8ambiente.it nella sezione stampa.
Luigi Ocaserio
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