Alla fine del XVIII secolo, gli avvenimenti bellici originati dalla rivoluzione francese interessarono anche i territori della valle del Mincio. La puntuale indagine e conoscenza del territorio, fondamenti dell'esercito napoleonico, assieme alla sperimentazione dei progressi dell'arte e della tecnica bellica, permisero di riscoprire l'importanza e la vocazione di questi luoghi. In particolare per i possedimenti italiani, le campagne napoleoniche sperimentarono varianti di un disegno strategico in cui le linee fluviali del Mincio e dell'Adige, con i territori fra loro compresi, costituivano un sistema difensivo già configurato dalla natura e dalla storia, che richiedeva solo di essere potenziato e rafforzato. L'effettiva validità di tale dispositivo fu però confermata solo durante la campagna di guerra del 1848-49. Ne seguì la definitiva impostazione del Quadrilatero, un sistema difensivo su scala territoriale nato dall'intuizione del feldmaresciallo Josef Radetzky, che coniugava le potenzialità difensive delle linee fluviali del Mincio e dell'Adige con quelle delle fortezze di Verona, Legnago, Peschiera e Mantova. Verona, in posizione arretrata e direttamente collegata all'Impero, costituiva il deposito dove concentrare tutti i rifornimenti militari del Lombardo - Veneto, Legnago, in seconda linea, come testa di ponte assicurava l'appoggio all'ala del medio Adige, mentre Peschiera e Mantova, poste sulla linea del Mincio, in posizione avanzata, costituivano i perni di manovra dell'armata. Mantova in particolare, le cui difese erano state notevolmente accresciute dai francesi, definiva con Peschiera e Borgoforte un sistema in grado di controllare agevolmente il lato occidentale del Quadrilatero, utilizzando la linea di difesa fluviale generata dal Garda ed estesa lungo il Serraglio sino alla riva del Po.
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