All'inizio del XVIII secolo il carattere difensivo da sempre riconosciuto alla città di Mantova per la sua singolare e particolare conformazione geografica assunse un valore del tutto inedito. Con l'annessione all'impero asburgico, sancita dalla dieta di Ratisbona nel 1708, Mantova cessò, infatti, improvvisamente e definitivamente, di essere la capitale di un ducato per essere trasformata, di fatto, in un capoluogo di provincia con il ruolo di principale fortezza per la difesa dei territori imperiali dell'Italia settentrionale. Prese così avvio quell'ampio processo di diffusa militarizzazione che a lungo caratterizzò la storia di questo territorio e che portò alla progressiva conversione di Mantova in una città-fortezza. Una trasformazione, attuata in particolare nel corso del XIX secolo per mano di ingegneri militari francesi e asburgici, che vide la progettazione e la realizzazione d'importanti opere, bastioni, forti, lunette, terrapieni e trinceramenti. Un sistema fortificato che rese la città un'efficacissima macchina difensiva, il cui funzionamento non dipese unicamente dal semplice controllo del territorio ma in larga parte anche da un corretto governo delle acque.
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