(Feltre, 09 Feb 11) Eccoci al quarto giorno di intervento. Sembra proprio che l'emergenza sia finita. Il fuoco è spento, non si vedono focolai accesi ne fumo in alcuna località, neanche in valle di San Martino che ieri 8 febbraio fumava ancora.
Gli agenti del Corpo Forestale dello Stato sono sui sentieri del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi per monitorare la situazione e determinare le cause dell'incendio.
Gli uomini dei Servizi Forestali della Regione Veneto mantengono la sorveglianza ed il coordinamento delle attività di antincendio. I volontari sono rientrati al lavoro ma sono sempre pronti ad accorrere in caso di necessità.
Si stima, per il momento, che alla fine grazie all'impegno di tutti coloro che hanno lavorato, l'incendio abbia percorso il monte San Mauro e una parte del monte Grave, lambendo appena il crinale verso la valle di Canzoi, interessando ca. 150 ha di territorio.
Il lavoro degli uomini dell'antincendio è servito ed è stato efficace. Anche la chiesetta di San Mauro è stata risparmiata, grazie ad una accorta misura di "controfuoco" attivata dai volontari sul campo. Nessun danno alle casere e alle case degli abitati di Lasen ed Arson. Solo tanto fumo, tanta CO2, tantissime PM10 sparse nell'aria e nei polmoni delle genti del Feltrino.
Nei prossimi giorni sapremo quali e quanti sono i danni alla flora e alla fauna, nel dettaglio.
Oggi sappiamo per certo che l'incendio si è propagato, da mano umana, consapevole o inconsapevole ce lo diranno gli inquirenti, proprio nei luoghi dove per primo era stato avvistato l'orso Dino, proprio nei luoghi dove nidifica l'aquila reale che nel parco ha 9 coppie nidificanti.
Speriamo che sia poca la fauna distrutta dall'evento criminoso. Di certo una coppia di aquile dovrà ritrovare un luogo dove nidificare, di certo oggi abbiamo avvistato una settantina di gracchi alpini che vagavano alla ricerca di luoghi dove nutrirsi e fermarsi a dormire: l'intera colonia del monte san Mauro è stata sfrattata dalle fiamme. Per non parlare delle decine di specie floristiche endemiche, come la Primula tyrolensis, che sono state distrutte dalle fiamme.
Il giudizio sugli eventi è chiaro: altissima la sensibilità della gente che ha tempestato di telefonate i centralini e seguito l'evento dal vivo, sui social network, sul web; grandissima la capacità delle forze impegnate nell'opera di spegnimento (CFS, VV.F, Servizi Forestale del Veneto, squadre della Protezione Civile, volontari, ma anche i Carabinieri, i Vigili Urbani di Feltre, l'Esercito Italiano, il COAU). E' anche chiaro che tutto ciò si poteva evitare: se il Parco avesse 10 agenti del CFS in più, se ci fossero gli stanziamenti per dotarsi di una stazione di pronto intervento antincendi del Parco, se i canadair o elicotteri potenti come il CH47 intervenuto fossero di stanza a Belluno o Treviso (come era sino al 2002), forse tutto questo non sarebbe successo.
Già ma ci dicono sempre che non ci son soldi..! Ma quanti ne spendiamo poi nel turare le falle che si aprono? Non sarebbe meglio operare per prevenire piuttosto che per curare? Domande retoriche, forse, ma di drammatica attualità per l'orso Dino che potrebbe non tornare, per l'aquila e i gracchi che dovranno cercar casa, per tutti i rettili e gli insetti e i micromammiferi e i fiori e gli arbusti e gli alberi che ora sono solo cenere e braci... ancora calde.