(Feltre, 29 Nov 11) Il Piave e' uno solo, dalle sorgenti alla foce, per questo la pianificazione della sua tutela deve essere fatta in modo coordinato e unitario, cosi' come richiesto anche dalla Unione Europea.
Puo' essere riassunto in questo concetto il senso delle osservazioni che il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi ha inviato alla Provincia di Treviso.
Oggetto delle osservazioni sono i Piani di Gestione delle "Zone di Protezione Speciale" che si trovano lungo il tratto trevigiano del fiume sacro alla Patria.
Questi Piani sono stati redatti con l'obiettivo di tutelare le aree delle "Grave del Piave", della "Garzaia di Pederobba" e del "Settolo Basso", tre zone che fanno parte della "Rete Natura 2000", istituita dall'Unione Europea per proteggere ambienti naturali, specie animali e vegetali.
Tra le strategie di gestione previste nel Piano elaborato dalla provincia di Treviso c'e' anche la garanzia di un adeguato deflusso idrico nel Piave a valle di Nervesa.
L'Ente Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi ha deciso di inviare alcune osservazioni a questo documento, sottolineando come, con "la situazione attuale, le portate idrauliche di Nervesa sono garantite, in particolare durante i mesi estivi e di carenza di deflussi naturali, prelevando dalle riserve idriche accumulate nei bacini montani […], tra questi il lago del Mis, incluso nel Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi".
Il Parco ritiene che "la previsione di un aumento del deflusso idrico nel Piave a valle di Nervesa" richieda "una attenta analisi del bilancio idrico dell'intero bacino del Piave, che include numerosi corpi idrici interni a diversi siti Natura 2000".
Queste osservazioni del Parco si basano su uno dei concetti base della Direttiva CEE 92/43 (il provvedimento che ha stabilito la costituzione dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) per garantire la tutela dell'ambiente e della biodiversita' nel territorio dell'Unione Europea). La Direttiva prevede infatti, come ha scritto il Parco nelle osservazioni inviate all'amministrazione provinciale trevigiana, che "nella gestione i siti non sono da considerarsi isolati, ma inseriti in un più' ampio contesto di rete ecologica ed e' possibile avviare attraverso i Piani di Gestione iniziative per una loro migliore integrazione".
In altre parole la redazione dei Piani di Gestione di SIC e ZPS non puo' tradursi in una "guerra" in cui ognuno cerca di salvaguardare il "pezzetto di natura" che e' chiamato a gestire e tutelare ma, anzi, deve essere l'occasione per gestire in modo coordinato tutte le aree oggetto di tutela, perche' queste sono tutte dipendenti una dall'altra.
L'applicazione di questo concetto, valido per qualsiasi ecosistema naturale, e' ancora piu' importante e necessaria nel caso di un fiume, che va gestito e tutelato in modo unitario, dalla sorgente alla foce, perche' qualsiasi alterazione di un tratto del fiume si ripercuote necessariamente sul resto del corso d'acqua.
Alla luce di queste considerazioni l'Ente Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi propone di modificare il testo dei Piani di gestione delle ZPS trevigiane lungo il Piave prevedendo che: "nella riquantificazione del Deflusso Minimo Vitale e' esclusa l'ipotesi di un incremento di prelievo idrico a carico dei corpi idrici e dei bacini lacustri compresi in aree protette e/o siti della rete europea Natura 2000 facenti parte del bacino del fiume Piave".
Queste osservazioni dell'Ente Parco seguono di qualche giorno quelle, sullo stesso argomento, gia' inviate dal sindaco di Calalzo alla Provincia di Treviso.