(Feltre, 24 Ott 19) Com'è noto il lupo sta ricolonizzando negli ultimi decenni, in modo spontaneo, l'intero arco alpino. Anche il territorio del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi è interessato dal ritorno di questo predatore.
Nel 2012 il lupo "Slavc", un esemplare proveniente dalla Slovenia (radiocollarato dall'Università di Lubiana), sostò per diversi giorni nel Parco, prima di spostarsi in Lessinia dove fondò, con la lupa battezzata "Giulietta", il primo branco riproduttivo nella regione del Veneto.
Nel dicembre 2015 un altro lupo venne fotografato in Val Canzoi da una fototrappola installata dal personale dell'allora Corpo Forestale dello Stato.
Dopo quelle prime segnalazioni il lupo, all'interno dell'area protetta, è sempre stato oggetto di attività di monitoraggio, condotte dal personale del Reparto Carabinieri Forestali del Parco e da appassionati naturalisti locali che collaborano con l'Ente.
Il monitoraggio viene condotto con l'installazione di fototrappole, accompagnata dal rilievo ed eventuale raccolta degli indici di presenza quali le piste su neve, le predazioni sui selvatici, i campioni biologici (escrementi, peli) che sono poi sottoposti a successiva analisi genetica.
Queste attività hanno permesso, dal 2015 ad oggi, di raccogliere diverse e ripetute segnalazioni di lupo all'interno del Parco, ma mai si era registrata la presenza di un branco riproduttivo, a differenza di quanto osservato in diverse aree esterne all'area protetta (basti pensare ai branchi segnalati nel massiccio del Grappa, sul Nevegal, nell'area di Livinallongo e sull'altopiano del Cansiglio).
Ora la situazione è cambiata: una fototrappola installata dai naturalisti Ivan Mazzon, Bruno Boz, Roberto Sacchet e Stefano Dal Col, che stanno collaborando da alcuni anni con il Parco per monitorare e documentare in modo sistematico il ritorno del predatore sulle Dolomiti Bellunesi, ha immortalato tre giovani cuccioli, fornendo la prima prova certa dell'avvenuta riproduzione del lupo all'interno del Parco Nazionale.
"La notizia della riproduzione del lupo all'interno del Parco – ha dichiarato il Presidente Ennio Vigne – è un dato di estremo interesse dal punto di vista scientifico e naturalistico. Conferma la qualità degli ambienti tutelati dal Parco e arricchisce ulteriormente lo straordinario patrimonio faunistico dell'area, contribuendo anche a ristabilire i normali equilibri ecosistemici.
Il consolidamento della presenza del lupo nel Parco ci spinge anche a proseguire nelle attività, già iniziate lo scorso anno, di prevenzione dei possibili danni al bestiame domestico. A questo proposito vorrei citare due dati particolarmente significativi: in 18 mesi abbiamo accertato, all'interno del Parco, una quarantina di predazioni su animali selvatici ad opera dei lupi; mentre negli ultimi 3 anni dentro al Parco c'è stato un solo attacco su domestici. Questi dati dimostrano in modo inequivocabile che quando si applicano idonee misure di prevenzione degli attacchi e si riesce ad instaurare una positiva collaborazione tra allevatori ed Ente pubblico i danni sono contenuti e la convivenza tra lupo e attività zootecnica in quota è possibile. Tale convivenza passa anche attraverso un sistema rapido e congruo di indennizzo agli allevatori (che all'interno dell'area protetta sono risarciti direttamente dal Parco); uno degli obiettivi del tavolo di confronto provinciale recentemente istituito dal Parco è anche quello di migliorare il meccanismo dei risarcimenti.
Colgo l'occasione – ha concluso il Presidente Vigne – per ringraziare gli appassionati naturalisti che collaborano con il Parco realizzando sul campo le impegnative attività di monitoraggio del lupo, in coordinamento con il personale del Reparto Carabinieri Forestali del Parco e con il nostro personale interno".