|
di Nicola Cimini - Direttore del Parco
Un laccio assassino, collocato da spregevoli bracconieri senza scrupoli sulle aree più impervie del Monte Morrone, in Comune di Caramanico Terme, nel cuore del Parco Nazionale della Majella ha posto fine, tragicamente, alla giovane vita di uno splendido esemplare di Orso bruno marsicano, il prezioso plantigrado che sopravvive solo in ristrettissime aree del Parco Nazionale della Majella e del limitrofo Parco d'Abruzzo.
La penosa scoperta è stata fatta dal servizio di sorveglianza del Parco del Corpo Forestale dello Stato, cui è toccato anche l'ingrato compito di recuperare i miseri resti e di trasportarli all'Istituto Zooprofilattico di Teramo per gli esami di rito.
Una perdita enorme che mina, ulteriormente, le già precarie condizioni complessive della popolazione di Orso Marsicano, sempre più assediata, nonostante la presenza e l'impegno abnorme dei Parchi Nazionali, da strade, cemento e bracconaggio. Una perdita che compromette fortemente l'immagine del Parco stesso ma anche e soprattutto dell'Abruzzo forte e gentile e dell'Abruzzo Regione Verde d'Europa.
Non è certamente un caso, infatti, se la recrudescenza di atti di bracconaggio e di intolleranza nei confronti dei Parchi, arriva in parallelo a sistematiche campagne ideologiche ed istituzionali a favore di uno sviluppo nei Parchi basato su nuovi impianti di risalita - esistono solo sul Parco Nazionale della Majella ben quattro nuove devastanti proposte al riguardo -, villaggi turistici, cave, strade e discariche.
Ed i Parchi, colpevoli solo di operare doverosamente per garantire la salvaguardia di un patrimonio mondiale di valore inestimabile, vengono accusati di imporre regimi ideologicamente vincolistici.
La criticità della situazione della popolazione di orso aveva già indotto il Consiglio Direttivo del Parco, su proposta del Presidente, dott. Giuseppe Di Croce, già il 28 ottobre scorso a deliberare azioni strategicamente prioritarie a favore della fauna rara e pregiata del Parco, Orso Marsicano in primis.
Azioni che, stante la recrudescenza del bracconaggio, non potranno prescindere da un adeguato potenziamento dei servizi di sorveglianza, assolutamente inadeguati nella dotazione numerica ma anche su un diretto coinvolgimento, sempre più ampio, delle popolazioni locali nelle politiche di salvaguardia dei valori del Parco.
La stragrande maggioranza della popolazione interessata al Parco e dei loro amministratori sta dalla parte dell'orso e non consentirà certamente che un pugno di bracconieri e cementificatori senza scrupoli vanifichi gli splendidi risultati sinora raggiunti. |