(Rocca di Mezzo, 21 Lug 23) Le attività di ricerca condotte dalla Soprintendenza Archeologica dell'Abruzzo in questi ultimi decenni hanno contribuito a delineare un quadro più completo sugli aspetti topografici e architettonici di templi e aree sacre. Già in età arcaica (VI-V sec. a.C.) i santuari svolgono molteplici funzioni nei confronti di strutture insediative organizzate secondo un assetto territoriale paganico-vicano. Durante questo periodo le scarse testimonianze materiali inducono a supporre l'esistenza di semplici aree sacre all'aperto che cominciano a monumentalizzarsi agli inizi del III sec. a.C. con la costruzione di edifici cultuali assimilabili al ben noto modello etrusco-italico, importato durante il processo di romanizzazione del territorio.
Un caso raro e precoce è dato dal tempio più antico di Castel di Ieri nella Conca Subequana che, sebbene edificato alla fine del IV sec. a.C., mostra di avere ben recepito il modello del tempio etrusco-italico.
Soltanto nel II sec. a.C. si assiste a un fiorire di edifici templari, conseguenza di un certo benessere economico congiunto ad un fenomeno di evergetismo attuato da alcune élites di estrazione italica, e l'esempio finora meglio noto è il santuario dell'acropoli di Teate.
Non mancano poi certe particolarità riscontrate nell'edilizia templare come la doppia cella, riconducibile a un doppio culto, quasi del tutto estranea all'architettura romana, ma particolarmente attestata in area equa e marsa.
Il tardo ellenismo si affaccia anche in Abruzzo con certe novità del momento come il santuario di Ercole Curino ispirato a nuovi sperimentalismi strutturali dall'effetto scenografico tipici dell'architettura romana tardo repubblicana che rimandano ai coevi santuari di area laziale come quello della Fortuna Primigenia a Praeneste, di Ercole Vincitore a Tibur e di Giove Anxur a Terracina.