Tappa di avvicinamento.
Si parte dalla Stazione Ferroviaria di Imola e, attraversato il centro storico, si imbocca la ciclo-pedonale di fondovalle Santerno, che in realtà segue il Canale dei Molini, fra ville, coltivi e paesaggi collinari.
Mèta è Borgo Tossignano con la successiva Casa del Fiume.
Camminata piacevolissima. Ambiente campestre rilassante e tranquillo dislivello trascurabile.
Tappa 1: La Via del Gesso
Dalla Stazione di Imola si spacca tutto il centro storico con la direttrice che passa per piazza Matteotti: viale Costa, via Appia, viale Dante. Arrivati al Santerno si piega a destra per via Pirandello fino ad incrociare, 1 km dopo, l'arteria che farà da spina dorsale all'intera andata: il Canale dei Molini. Ne risaliamo la sponda di sinistra, poi quella di destra, in un paesaggio che da urbano si fa sempre più rurale, di campi e frutteti, con qualche villa con antico parco nobiliare. Il percorso è tranquillissimo perché, salvo un breve tratto su viabilità comunque secondaria e non trafficata, si svolge sempre sulla pista ciclopedonale di fondovalle Santerno appena ultimata: non è possibile citare tutte le località ma per interesse tipologico si notino i due molini, Paroli e poi Linaro, il bel tratto con filari di querce presso Pila Cipolla e infine la chiusa di Codrignano, ricostruita nel 1955 dopo che «furia di eccezionale piena» aveva travolto quattro anni prima l'originaria del 1860. Un colossale «albaràz» (pioppo bianco) ci indica la via giusta e dopo un'altra briglia con scivolo in cemento si comincia a vedere la meta, quella Borgo Tossignano che fino al secondo dopoguerra si limitava al caseggiato fiancheggiante la «Montanara» e che poi invece ebbe lo sviluppo che l'ha portata all'attuale configurazione. Guadato il Santerno su blocchi in pietra sopraelevati ci si porta sulla sponda di destra idrografica e si evita l'abitato con il verde lungofiume che passa di fronte all'enorme masso di gesso dietro al quale c'era la cava Paradisa, poi si la vista si apre sull'estremità occidentale della Vena, qui costituita da possenti dentoni di gesso, culminanti con Monte Penzola, isolati su gengive d'argilla.
Finito il parco lungofiume si giunge al cospetto di un ponte Bailey posto in opera (originariamente sulla Statale, poi smontato e trasferito qui) dalla divisione polacca «Kresowa» nel 1945: la struttura metallica è ancora integra ma l'assito no, per cui scavalchiamo il Santerno con il moderno ponte che ci porta sulla sponda sinistra. All'incrocio proseguiamo dritto: ci accolgono boschetti e terrazzi fluviali, in particolare l'ultimo, proteso sull'ansa più pronunciata sopra la quale sorge la Casa del Fiume, con centro-visite del parco e ostello.