(Carovigno, 16 Mar 12) Sabato mattina apriranno i lavori del primo scambio di esperienze tra rappresentati della piccola pesca e aree marine protette il Sindaco di Carovigno, Vittorio Zizza e l'Assessore all'Agricoltura, Artigianato, Pesca e Gestione faunistica della provincia di Brindisi, Antonio Gioiello, che verranno salutati dal Presidente della Riserva di Torre Guaceto, Vincenzo Epifani.
L'incontro, MEDITERRANEO - Pescatori artigianali nelle Aree marine protette" è promosso dal Progetto MedPAN nord, Parco Port Cros, Riserva di Torre Guaceto, WWF e Federparchi. Il Progetto MedPAN Nord riunisce, sotto l'egida del WWF Francia, 12 esperienze 'clou' tra aree protette e comunità di pescatori di 6 paesi europei, tra cui l'Italia.
Sabato 17 e domenica 18 marzo saranno oltre 50 i partecipanti a confronto: l'obiettivo del Meeting è proprio quello di favorire lo scambio tra esperienze dei pescatori artigianali che hanno collaborato con le Aree marine protette in Italia, Francia, Spagna, Croazia, Grecia. Si parlerà del coinvolgimento dei pescatori nelle attività di gestione e monitoraggio delle Aree Marine Protette, della competizione con altri tipi di pesca e del contributo che la pesca artigianale fornisce al patrimonio culturale ed economico locale oltre alla promozione delle opportunità economiche alternative, come il pescaturismo. Verrà illustrata inoltre la nuova Piattaforma Mediterranea della Pesca Artigianale, un'associazione di pescatori che vogliono salvare se stessi salvando le proprie risorse.
Lo stato di crisi delle risorse di pesca in molta parte degli Oceani riguarda anche il mare nostrum: l'82% delle specie pescate in Mediterraneo è sovra sfruttato e le ripercussioni si fanno sentire soprattutto su alcune categorie professionali. Si può dire, infatti, che oltre a tonno rosso, pesce spada, nasello e triglie a rischio ci siano anche i pescatori artigianali del Mediterraneo con la loro flotta di 65.000 imbarcazioni in tutta la Comunità Europea (di cui la maggior parte proprio nel Mediterraneo): sebbene non invadano le piazze, questi professionisti vivono sulla propria pelle gli effetti nefasti della pesca industriale e dei suoi metodi non sostenibili.
Contro l'impoverimento degli habitat e delle specie ittiche l'ancora di salvezza è data proprio dalle aree dove il mare è protetto: secondo uno studio* effettuato sul campo da Enric Sala, per conto della National Geographic Society, le Aree marine protette quando ben gestite possono far 'fruttare' il capitale della pesca da 5 a 10 volte. L'effetto della protezione è il ripopolamento di specie pregiate, un surplus di pesce che una volta fuori dalle aree protette può essere 'prelevato' dai pescatori senza che si intacchi il 'capitale' protetto. Stesso 'effetto tutela' è stato riscontrato nella Riserva di Torre Guaceto, un'area marina protetta vicino Brindisi co-gestita dal WWF dove il pescato nella zona esterna dell'area è quasi triplicato dopo un fermo pesca di appena 5 anni. In questa, come in altre Riserve del Mediterraneo, l'approccio di co-gestione ha garantito il coinvolgimento dei pescatori artigianali e la loro effettiva collaborazione nella creazione di piani di pesca auto-gestiti, con benefici sia per la gestione delle Riserve, ovvero, riduzione dello sforzo di pesca, ma anche per i pescatori stessi.
Se da un lato la pesca industriale contribuisce a impoverire habitat e fauna ittica con reti a strascico sotto costa dall'altro ci sono i tramagli, reti da posta e nasse, tutti sistemi selettivi e poco impattanti che, se ben gestiti nei tempi e nelle aree più idonee, portano benefici per tutti. L'Unione Europea però non garantisce il riconoscimento della funzione dei pescatori artigianali, che spesso contribuiscono anche a promuovere il patrimonio culturale ed economico locale, né tantomeno offre un sostegno adeguato nonostante la pesca artigianale risulti spesso compatibile con l'equilibrio ambientale.