(Varallo, 19 Ott 10) I manifesti del convegno per l'inaugurazione di Betlemme sono comparsi sui muri di Torino, Milano, Novara, Arona, Vercelli e qualcosa è finito anche sui quotidiani. L'intento della Riserva regionale del Sacro Monte era di far parlare del Sacro Monte, per incuriosire con una bella immagine e una bella iniziativa i possibili turisti, sperando che vengano al Sacro Monte prima o poi. Vorremmo una buona affluenza all'inaugurazione, ma soprattutto tanti pellegrini nei prossimi mesi, sollecitati dalla novità delle cappelle 'recuperate'.
Il convegno illustra il restauro, ma si snoda su tre aspetti: arte, religiosità e turismo. Vorremmo mostrare il restauro e raccontare che senso ha conservare cose vecchie e che comunque sono destinate, prima o poi, a deperire e finire, come tutte le cose umane. La domanda è oggi attualissima: che senso ha spendere per conservare le opere d'arte quando il denaro scarseggia per le necessità primarie, la sanità e i servizi sociali?
A questa domanda dovrebbe rispondere oggi Salvatore Settis, il direttore della più importante scuola di alta formazione esistente in Italia dai tempi di Napoleone (che la ha fondata), la Scuola Normale Superiore di Pisa che il 18 ottobre scorso ha compiuto duecento anni.
Poi i tecnici spiegheranno gli aspetti principali del restauro, tra statue, pitture, grate, murature, e le strategie di una battaglia che mira anche a evitare il più possibile le future cause di deperimento, pur lasciando le opere nel loro ambiente originario, affinchè tutti possano goderle. Certo, potessimo trasferire le statue in un museo sarebbero al sicuro dall'umidità, ma che Sacro Monte ci resterebbe?
Giovanni Romano parlerà poi di Gaudenzio Ferrari, geniale inventore di questo teatro sacro in figura: scene create su richiesta dei francescani per aiutare i fedeli a pregare, facendo loro vivere quasi dall'interno gli episodi narrati.
E la tappa successiva è capire cosa le scene vogliono raffigurare; nel pomeriggio il convegno tratterà del contenuto religioso del racconto, scorrendo l'Antico e il Nuovo testamento, a cura di uno studioso ebreo, Stefano Levi Della Torre, e di mons. Luciano Pacomio, vescovo di Mondovì e membro della Commissione Episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali. Poi visiteremo Betlemme restaurata. Sabato invece le parole della badessa dell'Isola di san Giulio ci racconteranno la Natività con lo sguardo a Maria e una studiosa di teatro antico, Bernadette Majorana, leggerà le scene di Betlemme a confronto con il teatro di allora.
Infine una carrellata di relazioni sul turismo, che ruoteranno sui diversi segmenti del turismo che interessa il Sacro Monte e che si vorrebbero potenziare. E così il cerchio si chiude. Perché conserviamo? Perché il Sacro Monte esprime i valori più alti della nostra cultura. I nostri avi ci hanno lasciato una straordinaria piccola città ideale che unisce percorsi, giardino, piazze e un grande racconto in figura della storia per eccellenza, la storia sacra. Percorrendola, ognuno può ritrovare le sue radici, riconoscersi nei visi dei personaggi, veri volti di montanari della Valsesia, riconoscere i vestiti di allora, i cibi (come il gambero del Sesia o i "pomi dei giudei" sulla tavola dell'Ultima Cena), le acconciature delle donne, forse anche gli antichi 'scapin'. Perché conserviamo? Perché il Sacro Monte è il vero volto della Valsesia. Porta ad essere orgogliosi delle proprie radici e perché no a valorizzarle e a mostrarle ai forestieri, ai turisti che speriamo scoprano e frequentino questa piccola Gerusalemme, un luogo un po'magico, sospeso fuori dal tempo.
La cappella dell'Arrivo dei Magi dopo il restauro