(Varallo, 09 Nov 10) Abbiamo restaurato il complesso di Betlemme; vale la pena cogliere lo spunto per parlare delle cappelle, una per una, raccontandone la storia, i contenuti, e le novità del restauro. Il tema si sposa bene anche con il calendario, che ci porta verso Natale.
Cominciamo dal complesso di Betlemme, l'edificio che contiene le scene della Natività. Se lo guardiamo dall'esterno, scendendo dalla Basilica verso la cappella della Presentazione al tempio (cappella 8) notiamo subito, già solo con un colpo d'occhio ai tetti, che questo nucleo è formato da corpi di epoche diverse, accostati fra di loro. Il più antico è quello che ospita la Presentazione al tempio, una piccola chiesetta di montagna, semplice e raccolta con il suo campaniletto, di sapore ancora quattrocentesco. Era probabilmente l'unico corpo fuori terra ai tempi del padre Caimi o poco più tardi, quando non vi erano ancora ne' la cappella dell'Arrivo dei Magi (cappella 5) ne' tanto meno quella del Secondo sogno di Giuseppe (cappella 9). Il resto era interrato. Il padre Caimi che, come ricorda l'iscrizione sopra la porta del Sepolcro, voleva riprodurre i luoghi della Terra Santa per facilitarne la visita a chi non poteva andarci, fece copiare qui la basilica inferiore di Betlemme in Terra Santa. Nella Betlemme vera la chiesa era sorta intorno al luogo interrato dove si conservava la grotta dove era nato Gesù. Era una costruzione a due livelli, sotto c'era lo spazio che fungeva da "reliquia", da memoria di quell'avvenimento, e sopra c'era la chiesa vera e propria, che si raggiungeva salendo una delle due strette scalette laterali. E anche a Varallo Betlemme era a due livelli, lo spazio con la grotta in basso e poi in alto la cappella della Presentazione al tempio.
La più antica guida del Sacro Monte, pubblicata nel 1514, strumento prezioso per capire come era il Sacro Monte di allora, ci racconta che venendo da Nazaret si incontrava un "monticello" e da qui si scendeva sottoterra in un luogo scavato nella roccia e interrato, in tutto simile a quello in cui era nato Gesù. Da dove si entrava? Esplorando in lungo e in largo Betlemme durante i restauri abbiamo scoperto che l'antica scaletta inferiore che sale dalla grotta della Natività verso sinistra, scaletta che oggi è cieca, in realtà continuava (se ne scorgono le tracce nel sottotetto) ed era proprio quella da cui si entrava venendo dall'Annunciazione.
Nel Sacro Monte del 1514 c'era già una scena con la nascita di Gesù e il bue e l'asinello, ma non la scena di Gaudenzio Ferrari che vi trova posto ora. E vi era raffigurato anche l'Arrivo dei Magi, in un vano separato, poco lontano. Non si trattava della cappella di Gaudenzio che conosciamo, forse era un dipinto ad illustrare questa scena (come pensa Casimiro De Biaggi). Gli spazi inferiori, a partire dalla scaletta di accesso (e di uscita), la grotta, il vano dell'Adorazione dei pastori e anche quello oggi dietro la cancellata, erano stati copiati fedelmente dalla vera Betlemme. Uscendo si saliva alla cappellina della Presentazione al tempio. Lì ci si accorgeva che il portale per scendere alla grotta era in tutto identico a quello che a Betlemme portava dalla chiesa superiore a quella inferiore, come se fosse stato fatto con un calco. Andarci voleva dire sentirsi proprio in Terra Santa.
Confronto tra la porta nella basilica inferiore di Betlemme in Terra Santa e la porta della cappella della Presentazione al tempio a Varallo
Confronto tra la grotta della Natività a Varallo e a Betlemme
Il complesso di Betlemme