INTRODUZIONE
La collocazione dell'Etna al centro del Mediterraneo e la sua elevata altitudine fanno di essa un posto singolare.
Diversi sono gli interessi suscitati dalla vegetazione etnea.
Le manifestazioni del vulcano che con le sue eruzioni sottopone la vegetazione in un incessante processo successionale, la ricchezza floristica e i molti endemismi hanno destato l'attenzione di viaggiatori e studiosi di tutti i tempi.
La Sicilia ha suscitato da sempre interessi di diversa natura, per la sua posizione geografica e per la ricchezza di risorse naturali, divenendo un luogo strategicamente importante sotto l'aspetto militare ed economico.
Ma rari sono gli esempi di una gestione oculata delle risorse naturali, al contrario, i vari colonizzatori che si sono succeduti, hanno quasi sempre sfruttato questi luoghi attraverso una "gestione di rapina" che nel caso dei boschi ha significato una riduzione in termini di superficie, ed esemplari plurisecolari come il Castagno dei cento cavalli o l'Ilice di Pantano, rappresentano ormai solo delle rare testimonianze viventi di come la natura si è espressa in questi luoghi.
La semplificazione dell'ecosistema forestale, mossa da esigenze di tipo economico, ha continuato a permanere nel territorio etneo fino al recente passato e il trattamento delle pinete a taglio raso e la ceduazione di querce e castagno ne sono una chiara dimostrazione.
Con l'istituzione del Parco dell'Etna si è voluto porre fine a questo tipo di gestione.
Dalla sua creazione, avvenuta nel 1987, ad oggi, ci si trova in una fase di transizione, dove la mancanza di piani di assestamento e l'applicazione di una selvicoltura empirica, lasciano prefigurare un'evoluzione compositiva e strutturale dei soprassuoli, diversa da quella del passato.
Col presente studio si vuole analizzare la struttura della pineta, la struttura dei boschi misti di Roverella e Castagno e la struttura dei boschi di Leccio.
Si vogliono cogliere quelle distinzioni che caratterizzano i diversi soprassuoli, verificando il tasso di efficienza funzionale degli stessi.
Si vogliono infine proporre delle forme colturali che ottimizzano la funzionalità biologica, la perpetuità e l'uso razionale di tali formazioni.
Si è cercato nello stesso tempo di dare delle indicazioni agli obiettivi preposti con la creazione del Parco dell'Etna.
Tra gli obbiettivi principali del Parco c'è la salvaguardia delle formazioni naturali attraverso il ripristino di quelle condizioni che esaltano la complessità dell'ecosistema forestale, attraverso la proposizione di forme di gestione che assicurano modelli di struttura e composizione con gradi di naturalità colturale maggiore.
Il Raggiungimento di tali obbiettivi dev'essere preceduto dalla conoscenza delle tipologie strutturali dei boschi.
Il fine è il conseguimento della conservazione dinamica del bosco, per arrivare ad un approccio selvicolturale in grado di vedere il bosco in modo complessivo e come soggetto.
I boschi presi in considerazione si presentano generalmente coetanei e ciò è dovuto essenzialmente alle scelte selvicolturali attuate in passato, ma anche ad altre cause come incendi, pascolo, oppure alla mancanza di interventi in determinati momenti, che ripetendosi nel tempo hanno creato una semplificazione dell'ecosistema, innescando delle turbative che ostacolano il processo di rinnovazione naturale.
Tuttavia in questi boschi che presentano un grado di coetaneità variabile, vi sono anche casi di soprassuoli con profilo stratificato in cui gruppi di piante, di età e dimensioni diverse, sono mescolatigli uni agli altri in modo vario nello spazio.
Nella pineta, ad esempio, si è assistito all'abbandono del taglio raso lasciando il posto a tagli casuali, non sempre sostenuti da precise norme selvicolturali, ma che hanno permesso l'affermazione della rinnovazione e l'instaurarsi di una struttura disetaneiforme.
La conoscenza della struttura e i fattori che l'hanno determinata, risultano utili per stabilire il raggiungimento di un'elevata stabilità bioecologica; ma soprattutto la conoscenza di essa risulta utile per considerare il confronto su basi sperimentali tra boschi coetanei e boschi disetanei.