Impressionanti canyon glaciali e fragore di acque impetuose
Per le scuole: primarie
Avviandosi oltre la sbarra, si passa il ponte sul suggestivo canyon del rio Felizon, pochi metri oltre la casetta del Parco; è un buon preludio al grandioso paesaggio che ci attende lungo l'escursione. Passando alla base delle rocce di Botestagno si percorre la strada asfaltata fino ai due ponti sul Boite, il quale confluisce nel Rio Fanes pochi metri più a valle. Tutto questo tratto di fondovalle è particolarmente ricco di flora, con ben 15 diverse specie di orchidee, fra cui spiccano la rara e protetta scarpetta di Venere (Cypripedium calceolus), la più bella delle orchidee italiane, nonché il fior di mosca (Ophrys muscifera) e la Malaxis monophyllos. Dopo un ulteriore tratto pianeggiante si giunge al Pian de Loa e al bivio per il belvedere delle cascate, ove si imbocca la strada di destra. Il ponte sul Rio Fanes, una cinquantina di metri a sinistra del bivio, merita una breve deviazione.
(*) Una breve sosta sul ponte permette di osservare esemplari di trota fario (Salmo trutta ssp. fario) che si aggirano spesso e volentieri nelle vorticose pozze sottostanti; essa è l'unica specie ittica autoctona nel Rio Fanes e nell'alto Boite e vive e si riproduce con successo anche in acque fredde e povere di nutrimento come queste. Vicino alle piccole rapide che si formano attorno ai massi, può essere avvistato il merlo acquaiolo (Cinclus cinclus), unico attuale predatore di avannotti e uova di trota, che si tuffa e nuota a caccia di nutrimento.
Un centinaio di metri oltre il primo bivio se ne incontra un secondo, in vista del Casón de Pian de Lóa, e si prende la sinistra, lungo la pista forestale che costeggia il pascolo alla base. Giusto di fronte alla baita, si passa di fianco a uno degli abeti rossi (Picea abies) più grandi e maestosi di tutta la valle di Ampezzo. Questa "ciocia" (vedi itinerario per le scuole superiori) ha un'altezza di quasi 40 metri e un diametro di 135 centimetri; la sua età si aggira sui 250 anni ed è uno dei monumenti naturali del Parco. Nella radura di Pian de Loa non è infrequente osservare qualche timido capriolo (Capreolus capreolus).
L'itinerario prosegue sotto le pendici orientali del Taburlo e si alza gradualmente, inoltrandosi nel bosco più fitto. Quando ormai si sente nell'aria il fragore delle cascate, il sentiero costeggia per breve tratto il bordo di un precipizio (area di sosta); da qui si possono vedere sulla sponda opposta lo sbocco del canyon di Travenanzes e il Ponte Alto. Per giungere alla meta si sale ancora per poco e, oltrepassando l'imbocco di un canalone, si guadagna il suggestivo belvedere sulle Cascate di Fanes.
L'intero corso del rio Fanes è spettacolare per la grande portata idrica e per il succedersi continuo di salti e rampe rocciose sul fondo dell'alveo; le cascate inferiori di Fanes, attraverso le quali il torrente precipita nella forra sottostante e va a confluire nel più profondo rio Travenanzes, sono veramente imponenti. Durante le ere glaciali queste valli sono state percorse da grandi ghiacciai che ne hanno modellato ed approfondito il fondo; il salto di 70 metri delle cascate è quanto rimane al punto di incontro di due fondovalle rocciosi che i ghiacciai del Quaternario hanno scavato a due livelli diversi; le cascate di Fanes sono fra le più alte dell'intera regione dolomitica.
Seppur di aspetto aspro e selvaggio, questa forra annovera importanti presenze faunistiche, fra le quali il gufo reale (Bubo bubo), grande rapace notturno che nidifica su pareti umide ed ombrose di fondovalle; questo strigide è forse il più raro e minacciato uccello dell'avifauna del Parco. Sulle pareti soleggiate che stanno sotto il belvedere può invece capitare di vedere in volo il piccolo e rapido picchio muraiolo (Trichodroma muraria), dallo sgargiante piumaggio grigio-rossastro (vedi itinerario per le scuole medie).
Tutta la dolomia dell'area posta a nord del massiccio della Tofana, dove confluiscono le valli di Fanes e Travenanzes, è profondamente fratturata in più direzioni e spaccata in diversi blocchi. Attraverso queste linee verticali, nelle quali la roccia è frantumata fino in profondità e facilmente erodibile, la potenza erosiva dell'acqua sulla roccia incassante ha trovato strada agevole per penetrare ed approfondire il suo deflusso. L'enorme mole di detrito che viene gradualmente erosa e trasportata dalla corrente e che i forti temporali estivi contribuiscono a traslocare in grande massa, andrà poi a depositarsi nelle vaste piane alluvionali di Pian de Lóa e di Fiames.
Si torna quindi sui propri passi verso il punto di partenza, ripassando per il Pian de Lóa.
* Proseguendo su questa strada fino al Ponte Alto, è possibile raggiungere le cascate sul lato opposto della Valle e vedere da vicino la vertiginosa Forra del Rio Travenanzes; questa variante del percorso base è vivamente consigliabile per i ragazzi delle scuole medie e superiori. Il percorso si allunga complessivamente di un'ora e non presenta difficoltà di sorta.