Uno dei più bei monumenti naturali del Parco è certamente costituito
dalle cascate che il rio Fanes forma per raggiungere in breve spazio le
profondità della forra del Travenanzes; esse si sviluppano in tre salti
successivi alti più di 50 metri ciascuno e sono particolarmente
suggestive e fragorose grazie alla grossa quantità di acqua che vi
fluisce.
Nei recessi più elevati ed ombrosi della Tofana, delle
Cime di Fanes e del Cristallo si nascondono ancora dei ghiacciai di
circo di modesta superficie, talvolta sepolti da una spessa coltre di
detriti. Questi piccoli lenzuoli situati a quote variabili fra i 2800 e
i 3000 metri, pur manifestando quasi annualmente dei segni di
arretramento e fungendo quindi da termometro delle fluttuazioni del
clima, continuano a far parte integrante del paesaggio del Parco e ad
alimentare la portata estiva dei torrenti.
I torrenti Felizon e Travenanzes ed il rio Ra Vales hanno scavato delle
profondissime forre nella dolomia incassante del fondovalle, che
risulta pertanto aspro e selvaggio. I rispettivi canyons sono
attraversabili soltanto con l'ausilio di arditissimi ponti, dalla
storia antica quanto quella delle prime comunicazioni fra la valle
d'Ampezzo, la val Pusteria e Marebbe; essi sono il ponte Felizon sulla
strada di Alemagna, il ponte Outo e il ponte dei Cadorìs sul rio
Travenanzes.
Pur avendo esercitato una forte erosione di fondo, i
torrenti Boite e Fanes sono meno angusti e profondi, e vanno a formare,
attraverso successivi balzi rocciosi, caratteristiche cascatelle
evidenti sul Boite sotto la spianata di Malga Ra Stua.
Le sorgenti di Rufiédo, del Felizón e del Boite, sono delle vere e proprie particolarità idrologiche, accomunate dalla derivazione da condotte sotterranee di tipo carsico; mentre le prime sono quasi eccezionali per la consistenza della portata idrica e per la violenza di fuoruscita del getto, la terza si distingue per la lentezza del deflusso e si sviluppa attraverso dei sinuosissimi meandri, modificando periodicamente la sede del proprio alveo.
Il Castello di Podestagno, costruito presumibilmente verso l'anno 1000,
fu occupato dai capitani del Patriarca di Aquileia fino al 1420, dai
capitani della Repubblica di Venezia fino al 1511 ed in seguito dai
luogotenenti dell'Imperatore d'Austria fino alla sua rovina (fine del
1700).
Esso ha sempre costituito, per gli abitanti della valle di
Ampezzo, la raffigurazione del potere politico ed è stato per secoli un
baluardo strategico sulla chiusa del Boite a nord di Cortina e sul
passaggio obbligato della forra del rio Felizon. Del Castello, le cui
rovine furono più volte rimaneggiate, non rimane ora che qualche
brandello dell'antico basamento, sulla cima della rocca. Dal 1200 in
poi, quando la strada divenne il più breve tragitto di collegamento fra
la Germania e Venezia e su di essa, oltre ai pellegrini, cominciarono a
viaggiare le merci fra il porto adriatico e la Germania, il traffico di
mercanzie fu intenso; esso rimase tale fino all'inizio del 1700, quando
l'apertura del porto franco di Trieste deviò il grosso traffico delle
merci e portò ad un progressivo abbandono, finché la strada nel tratto
sotto il Castello andò in rovina. La Comunità di Ampezzo fece allora
costruire una variante più comoda che, partendo dal Ru dei Cavai,
presso cui era stata aperta nel 1759 una cava di pietra per la
costruzione della Chiesa Parrocchiale, rimontava il pendio giungendo
sul prato dietro il Castello (1762).